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MELFI – La mobilitazione in difesa del tribunale di Melfi si fa sempre più intensa. Avvocati, operatori, magistrati, semplici cittadini sono in stato di agitazione: tutti in protesta contro la decisione del Governo centrale di sopprimere alcuni tribunali italiani all’interno di un disegno di riduzione della spesa pubblica e riorganizzazione istituzionale.

Ieri il dissenso si è affacciato anche allo stadio: diversi striscioni hanno raccontato il clima di protesta e delusione della comunità rispetto a una scelta ritenuta ingiusta. I timori guardano sia all’organizzazione del lavoro (trasferimenti, spazi, documentazione, processi), sia alla questione sicurezza: la presenza del tribunale, dicono in città, è un presidio di legalità in un territorio, come quello del Vulture, spesso preso di mira dalla criminalità organizzata.

Durante un incontro tenuto da avvocati,  magistrati, amministrativi e cittadini intervenuti all’appuntamento, è stato deciso di portare avanti – a livello collettivo – una strategia di difesa del tribunale. Per cominciare, gli avvocati iscritti presso il consiglio dell’ordine consegneranno i certificati elettorali. Oggi, poi, è prevista l’occupazione del piazzale antistante il Tribunale per bloccare il trasloco dei fascicoli in direzione del palazzo di giustizia di Potenza (che dovrebbe “accogliere” la struttura di Melfi).

Tra le azioni di protesta, anche la richiesta di dimissioni di tutti i sindaci e consiglieri comunali. Domani, poi, in consiglio regionale approderà la proposta depositata da Ernesto Navazio (scelta Civica) e firmata anche da Mattia, Napoli e Pagliuca del Pdl e Mancusi e Mollica (Udc), Rosa e Singetta (Gm), Vita (Psi): obiettivo, approvare il quesito con cui avviare l’iter del referendum sulle circoscrizioni giudiziarie.

Sul caso è intervenuto ancora una volta il vicepresidente del consiglio regionale, Franco mattia : «Persino l’Unione Nazionale Camere Civili contesta il provvedimento del ministro Cancellieri che concedendo due anni ulteriori di apertura per 8 tribunali destinati alla chiusura rischia di creare ulteriore caos negli uffici giudiziari oltre che ad alimentare ulteriori proteste». In Puglia, in extremis il Tar pugliese ha bloccato la chiusura del Palazzo di Giustizia di Casarano accogliendo un ricorso di avvocati. «Come sempre la vicenda è intricatissima e sul filo del cavillo, perché altri Tar regionali si sono pronunciati in modo difforme, ma quel che conta, nella sostanza il passaggio di tutta l’attività giudiziaria nel capoluogo di Lecce viene al momento fermata. Più precisamente, si ferma il passaggio dei faldoni da Casarano a Nardò, in attesa di arrivare alla chiusura di tutti i tribunali periferici, come previsto dalla riforma. Come sostiene il presidente dell’Unione Nazionale Camere Civili bisognava allora avere il coraggio di adottare un provvedimento in tal senso per tutti i cosiddetti piccoli Tribunale, perpetuando uno stato di dannosa precarietà ed incertezza». L’appello resta a una «seria riflessione politica sull’intera riforma che ha portato all’assurda soppressione di tutte le sedi periferiche di tribunale. Perciò – afferma Mattia – continuo a sostenere che domani il consiglio regionale attraverso l’iniziativa Navazio deve pronunciarsi con fermezza per ottenere prima che avvenga il preannunciato trasferimento dei fascicoli, la deroga da parte del Ministero di Grazia e Giustizia per la prosecuzione dell’attività giudiziaria del Tribunale di Melfi. Né più né meno di quanto accadrà per le sedi dei tribunali di Alba, Bassano del Grappa, Chiavari, Lucera, Pinerolo, Rossano, Sanremo e Vigevano  a cui per effetto della sentenza del Tar pugliese si aggiunge anche Casarano».

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