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POTENZA – Il Comune di Rionero ha diritto a un risarcimento pari al “buco” di 140mila euro nelle sue casse più gli interessi. Ma dovrà rivalersi in proporzione su quanto resta del patrimonio di Tributi Italia spa, assieme a centinaia di altre amministrazioni a cui mancano milioni all’appello, a cominciare da Melfi.

E’ quanto ha stabilito la Corte dei conti di Potenza accogliendo la richiesta avanzata in udienza, il 17 dicembre, dal vice procuratore regionale Ernesto Gargano, nei confronti del commissario straordinario della ditta che fino al 2010 contendeva ad Equitalia il monopolio sulla riscossione dei tributi.

A segnalare l’accaduto ai magistrati contabili lucani è stato il sindaco di Rionero che il 29 aprile del 2011 «segnalava un presunto danno derivante dal mancato riversamento al predetto Comune di tributi locali riscossi per conto del medesimo da soggetti affidatari del servizio di riscossione».

Nel 2006 era stata un’altra società ad aggiudicarsi la commessa per il comune, ma nel 2008 c’era stato il primo passaggio di mano, e l’anno dopo un secondo a vantaggio di Tributi Italia spa.

I problemi si sono materializzati quasi subito, perché la ditta non pagava.

«La società  – scrivono i giudici Maurizio Tocca, Vincenzo Pergola, Giuseppe Tagliamonte – è venuta meno agli obblighi contrattualmente assunti nei confronti del Comune di Rionero in Vulture in base ai quali le somme incassate, al netto dell’aggio, dovevano essere versate nelle casse comunali a scadenza trimestrale posticipata, entro il mese successivo al compimento del trimestre di riferimento, per l’importo risultante dal rendiconto del trimestre decorso. Risulta, invece, acclarato che la stessa non ha mai riversato le somme relative al 2°, 3° e 4° trimestre  del 2009».

Di più nemmeno due delle tre società che avevano prestato le fideiussioni necessarie avrebbero onorato i loro impegni col comune “in bolletta” che cercava di riscuotere le sue garanzie. Due società distinte, ma con la stessa sede e lo stesso amministratore, che a un bel punto avrebbero cambiato nome, e poi si sarebbero trasferite all’estero diventando “irraggiungibili” per chiunque.

«Nel merito – scrivono ancora i magistrati contabili –  in relazione alla posizione della convenuta società Tributi Italia,  si osserva che, dall’esame degli atti prodotti dalle parti e acquisiti al fascicolo processuale, emergono con tutta evidenza elementi sufficienti per affermare la reiterata violazione degli obblighi assunti dalla società Tributi Italia con la stipula del contratto di concessione del servizio di riscossione e accertamento di entrate di spettanza dell’ente locale. Appare  evidente  come  tale  omissione  integri un’ipotesi di nocumento patrimoniale in danno al predetto ente locale, sotto il profilo del mancato introito di somme allo stesso normativamente spettanti, con conseguente privazione di risorse finanziarie, già prelevate ai contribuenti, necessarie per lo svolgimento delle proprie funzioni istituzionali e per il conseguimento degli scopi di carattere pubblico cui la stessa istituzione dell’ente è preordinata. Tale danno si connette, sul piano della rilevanza causale, ad un inadempimento della società affidataria del servizio in oggetto; la condotta al riguardo tenuta da Tributi Italia S.p.A. si configura, quanto all’elemento soggettivo, come improntata a dolo, dal momento che la stessa risulta posta in essere con specifica volontà nella evidente consapevolezza che l’omesso riversamento dei tributi avrebbe senz’altro arrecato un danno economico all’ente locale, come confermato dalle numerose sollecitazioni di pagamento inoltrate alla stessa società da parte del Comune di Rionero in Vulture».

Per questo condannano la Tributi Italia spa «al pagamento, in favore del Comune di Rionero in Vulture, della somma di 140.994 euro».

Ora resta da vedere quanti di questi riusciranno ad essere recuperati. Mentre la procura regionale avrebbe in serbo altre azioni dello stesso tipo per i buchi che la stessa società ha creato nelle casse di diversi comuni lucani.

Quello più grosso è senza dubbio a Melfi, dove si parla di 5/6 milioni di euro. Ma anche a Scanzano Jonico si arriva sopra i sei zeri.

L’ex amministratore delegato di Tributi Italia Giuseppe Saggese è tutt’ora a processo per aver fatto sparire quei soldi, dopo il suo arresto a metà del 2012.

E’ di qualche giorno fa la notizia che si starebbe trovando una soluzione per la ricollocazione dei lavoratori della società.

l.amato@luedi.it

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