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POTENZA – Uccisi a fucilate all’interno dei terreni di proprietà del loro padrone.
E’ il destino toccato a due segugi di taglia media trucidati senza nessuna apparente motivo a Tricarico, nei giorni scorsi.
Le immagini scattate col telefonino dal loro padrone sono eloquenti: i due meticci non hanno avuto scampo nonostante si trovassero in un’area recintata.
Chi li ha colpiti dev’essersi avvicinato di proposito alla proprietà, armato di un fucile da caccia, magari confidando sulla stagione venatoria per giustificare il trasporto dell’arma.
Quindi una volta arrivato sul confine ha avuto tutto il tempo di prendere la mira e fare fuoco contro un bersaglio fin troppo facile, dato che i due animali erano abituati alla presenza dell’uomo e non hanno cercato riparo restando in bella vista.
A segnalare il caso è stato il loro proprietario, L.D (per questioni di sicurezza si ritiene di dover nascondere le sue complete generalità, ndr).
«Non è la prima volta che accade a Tricarico. E’ successo a tante altre persone ma nessuno vuole denunciare».
L’impressione è che faccia un po’ paura l’idea di qualcuno che si aggira indisturbato con un arma e prende di mira i cani in paese.
Non si tratta delle solite polpette avvelenate, insomma.
Che cosa potrebbe succedere se il cacciatore di quattro zampe venisse scoperto da qualcuno? Magari uno dei padroni degli animali presi di mira. Il rischio è altissimo.
L.D. ha quarant’anni e una vera passione per gli animali, in particolare i cani. Ne accudisce una decina, con tutto quello che questo comporta. Ma la loro presenza non sembra essere molto gradita ai vicini di casa, e in passato ci sarebbero già stati degli screzi a riguardo. Anche perché la sua proprietà si trova in un’area di recente espansione del paese che fa gola a tanti. Però di qui a immaginarsi una cosa come quella che è accaduta ce ne passa.
«Ho paura che anche gli altri facciano la stessa fine». Si confida L.D..
L’uccisione di animali, sia selvaggi che domestici, è un reato previsto dal codice penale che punisce «chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale» con la reclusione da 3 mesi a 18 mesi.
Sul significato di crudeltà si è soffermata di recente anche la Corte di Cassazione spiegando che si tratta di null’altro che la «spinta di un motivo abbietto o futile. Rientrano nella fattispecie le condotte che si rivelino espressione di particolare compiacimento o di insensibilità».
Quindi il caso di Tricarico rientra appieno nella norma, dal momento che l’unica causa di giustificazione, la necessità, sembra esclusa dal fatto che gli animali si trovavano in un’area chiusa.

l.amato@luedi.it

 

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