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di LEO AMATO
POTENZA – Per il professore Davide Tabarelli, l’Italia sarebbe ostaggio dei “No triv”. Ma loro non ci stanno e annunciano di stare valutando di citarlo per danni d’immagine.
E’ affidata a un avvocato, che è anche il portavoce di Mediterraneo No Triv la replica alle affermazioni del  presidente di Nomisma Energia, che da Roma sei giorni fa aveva tuonato contro chi sparge timori ambientali «poco fondati». Tabarelli aveva parlato anche di «ostacoli di carattere ambientale» che impediscono lo sfruttamento dei giacimenti di greggio esistenti denunciando che «i crescenti poteri affidati agli organi locali rendono difficili ed onerosi, a volte impossibili, tutti i progetti». Per qusto propone l’abolizione delle royalties per i territori delle estrazioni a favore di una nuova forma di prelievo fiscale sulle compagnie destinata allo Stato. In più un sistema di sanzioni per le «regioni che ostacolano lo sfruttamento di una risorsa che appartiene a tutti gli italiani». In soldoni: un miliardo e mezzo di euro di royalties aggiuntive, più cinque di investimenti, che altrimenti sono destinati a “fuggire” all’estero. 
«Tanto ardore di Tabarelli – gli ha risposto Giovanna Bellizzi, del comitato Mediterraneo No Triv – da spingersi ad ipotizzare, in modo a dir poco ardito, sanzioni per le regioni che decidono di proteggere ambiente e salute dei cittadini, ci induce a cercare di capire chi è questo signore e la compagnia che rappresenta. Scopriamo così che è presidente della Nomisma energia, una società che tra l’altro, individua nuove aree di business, strategie di marketing, promuove la negoziazione e la conclusione di contratti di approvvigionamento (inclusa l’importazione) e vendita di gas naturale e di altri combustibili. Inoltre, è interessante scoprire che la società definisce anche le strategie di comunicazione verso istituzioni, investitori e comunità territoriali in relazione a iniziative e infrastrutture energetiche. Quindi, è evidente che le dichiarazioni di Tabarelli, oltre ad essere temerarie, sono anche di parte in quanto la sua società persegue il business  economico del gas naturale e di altri combustibili».
Quanto alla Basilicata, il presidente non la cita mai in maniera espressa nel suo ragionamento ma resta l’unica regione petrolifera “onshore” d’Italia. Inoltre il “raddoppio della produzione” di cui parla passa necessariamente per l’aumento delle estrazioni in Val d’Agri, secondo i “desiderata” dell’ultimo piano industriale dell’Eni. A Bellizzi non resta dunque che constatare come sia diventata «terra di conquista per le compagnie petrolifere e per tutte le società di servizi che traggono profitto e lavoro da chi sfrutta il territorio. Gli interessi sono enormi e tali da indurre anche ad elaborare strategie di comunicazione particolarmente aggressive come quelle capaci di Tabarelli che arriva al punto di parlare di “ostacoli ambientali”». 
Quindi l’ambiente, che secondo il Comitato No Triv verrebbe considerato da «questi signori» non come qualcosa da proteggere ma soltanto un ostacolo. E dato che «in genere gli ostacoli o si aggirano o si scavalcano (…) se l’ostacolo ambientale in Basilicata da superare è l’acqua, la terra e il mare» il rischio è davanti agli occhi di tutti.
«Per Mediterraneo No Triv – prosegue l’avvocato Bellizzi – l’ambiente non è un ostacolo ma un valore da proteggere e tutelare così come il diritto di ciascun cittadino di vivere in un ambiente sano e salubre e di poter bere acqua potabile. Ed è proprio qui la differenza tra chi lavora per proteggere la terra, il mare e l’acqua e chi cerca di tutelare i suoi interessi economici. Ricordiamo che in Italia vi sono numerose leggi che proteggono l’ambiente e altrettante che puniscono severamente chi inquina, e che le istituzioni non possono lasciarsi intimorire da grossolane minacce di sanzioni economiche. Il rischio non è certo l’applicazione rigorosa delle leggi ma per chi amministra il bene comune vi è obbligo imprescindibile di tutelare l’ambiente attraverso l’applicazione del principio di precauzione vietando tutte quelle attività industriali che possono danneggiarla».
In conclusione: «le espressioni utilizzate da Tabarelli sono inopportune e in grado di ledere l’immagine delle associazioni e dei comitati che intendono promuovere la protezione dell’ambiente e della salute dei cittadini». Motivo per cui Mediterraneo No Triv spiega di avere l’intenzione «di valutare l’opportunità di promuovere azioni legali» contro lo stesso Tabarelli.

POTENZA – Per il professore Davide Tabarelli, l’Italia sarebbe ostaggio dei “No triv”. Ma loro non ci stanno e annunciano di stare valutando di citarlo per danni d’immagine.E’ affidata a un avvocato, che è anche il portavoce di Mediterraneo No Triv la replica alle affermazioni del  presidente di Nomisma Energia, che da Roma sei giorni fa aveva tuonato contro chi sparge timori ambientali «poco fondati». 

 

Tabarelli aveva parlato anche di «ostacoli di carattere ambientale» che impediscono lo sfruttamento dei giacimenti di greggio esistenti denunciando che «i crescenti poteri affidati agli organi locali rendono difficili ed onerosi, a volte impossibili, tutti i progetti». Per qusto propone l’abolizione delle royalties per i territori delle estrazioni a favore di una nuova forma di prelievo fiscale sulle compagnie destinata allo Stato. In più un sistema di sanzioni per le «regioni che ostacolano lo sfruttamento di una risorsa che appartiene a tutti gli italiani». 

In soldoni: un miliardo e mezzo di euro di royalties aggiuntive, più cinque di investimenti, che altrimenti sono destinati a “fuggire” all’estero. «Tanto ardore di Tabarelli – gli ha risposto Giovanna Bellizzi, del comitato Mediterraneo No Triv – da spingersi ad ipotizzare, in modo a dir poco ardito, sanzioni per le regioni che decidono di proteggere ambiente e salute dei cittadini, ci induce a cercare di capire chi è questo signore e la compagnia che rappresenta. Scopriamo così che è presidente della Nomisma energia, una società che tra l’altro, individua nuove aree di business, strategie di marketing, promuove la negoziazione e la conclusione di contratti di approvvigionamento (inclusa l’importazione) e vendita di gas naturale e di altri combustibili. Inoltre, è interessante scoprire che la società definisce anche le strategie di comunicazione verso istituzioni, investitori e comunità territoriali in relazione a iniziative e infrastrutture energetiche. 

Quindi, è evidente che le dichiarazioni di Tabarelli, oltre ad essere temerarie, sono anche di parte in quanto la sua società persegue il business  economico del gas naturale e di altri combustibili».Quanto alla Basilicata, il presidente non la cita mai in maniera espressa nel suo ragionamento ma resta l’unica regione petrolifera “onshore” d’Italia. Inoltre il “raddoppio della produzione” di cui parla passa necessariamente per l’aumento delle estrazioni in Val d’Agri, secondo i “desiderata” dell’ultimo piano industriale dell’Eni. A Bellizzi non resta dunque che constatare come sia diventata «terra di conquista per le compagnie petrolifere e per tutte le società di servizi che traggono profitto e lavoro da chi sfrutta il territorio. Gli interessi sono enormi e tali da indurre anche ad elaborare strategie di comunicazione particolarmente aggressive come quelle capaci di Tabarelli che arriva al punto di parlare di “ostacoli ambientali”». 

Quindi l’ambiente, che secondo il Comitato No Triv verrebbe considerato da «questi signori» non come qualcosa da proteggere ma soltanto un ostacolo. 

E dato che «in genere gli ostacoli o si aggirano o si scavalcano (…) se l’ostacolo ambientale in Basilicata da superare è l’acqua, la terra e il mare» il rischio è davanti agli occhi di tutti.«Per Mediterraneo No Triv – prosegue l’avvocato Bellizzi – l’ambiente non è un ostacolo ma un valore da proteggere e tutelare così come il diritto di ciascun cittadino di vivere in un ambiente sano e salubre e di poter bere acqua potabile. 

Ed è proprio qui la differenza tra chi lavora per proteggere la terra, il mare e l’acqua e chi cerca di tutelare i suoi interessi economici. Ricordiamo che in Italia vi sono numerose leggi che proteggono l’ambiente e altrettante che puniscono severamente chi inquina, e che le istituzioni non possono lasciarsi intimorire da grossolane minacce di sanzioni economiche.

 Il rischio non è certo l’applicazione rigorosa delle leggi ma per chi amministra il bene comune vi è obbligo imprescindibile di tutelare l’ambiente attraverso l’applicazione del principio di precauzione vietando tutte quelle attività industriali che possono danneggiarla».In conclusione: «le espressioni utilizzate da Tabarelli sono inopportune e in grado di ledere l’immagine delle associazioni e dei comitati che intendono promuovere la protezione dell’ambiente e della salute dei cittadini». 

Motivo per cui Mediterraneo No Triv spiega di avere l’intenzione «di valutare l’opportunità di promuovere azioni legali» contro lo stesso Tabarelli.

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