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LAMEZIA TERME – Al centro trasfusionale di Lamezia (che rischia il trasferimento insieme ai centri di Cosenza, Polistena e Locri che entro il 31 luglio 2014 avrebbero dovuto completare le procedure di convalida del congelamento del plasma raccolto) (LEGGI LA NOTIZIA) non manca solo il congelatore (si poteva sopperire alla mancanza con l’acquisto di sonde per congelare il plasma raccolto dal costo di 4500 euro), ma le criticità sono diverse. E il responsabile del servizio trasfusionale smentisce il direttore sanitario dell’Asp di Catanzaro, Mario Catalano (LEGGI LE DICHIARAZIONI DI CATALANO). La responsabile facente funzioni (in quanto primario del laboratorio analisi), Caterina Fiorelli, racconta tutti i dettagli dell’iter sorto attorno al reparto definendo la vicenda «una porcheria in cui son vittime i malati ed il personale, perché nessuno controlla». 

 
Una delle tappe in calendario su cui verte la vicenda è quella dell’8 luglio con la convocazione a Catanzaro dei direttori generali per l’accreditamento dei vari centri trasfusionali calabresi, e sempre ad inizio luglio dal reparto lametino erano stati richiesti rifornimenti di sonde per congelare il plasma, al costo di 4.500 euro, per sopperire temporaneamente alla mancanza del congelatore. I problemi secondo il primario facente funzioni sono che «tali interventi vengono richiesti da noi e bloccati dagli uffici, noi quindi abbiamo fatto tutto quanto in nostra possibilità, a bilancio facciamo guadagnare 900.000 euro all’Asp, con la nostra chiusura si rischieranno anche le attività degli altri reparti che richiedono urgentemente sangue». Sui chiarimenti del direttore sanitario Catalano, la dottoresta Fiorelli dichiara di «aver ricevuto un sms sulla gara d’appalto delle attrezzature ad aprile, quando avvenne l’approvazione della Sua, e poi nessuna altra comunicazione o richiesta di parere». 

 
E per i rappresentanti della Cisl Medici (Nino Accorinti) e della Cisl Fp (Salvatore Arcieri) «quanto avvenuto per il Centro Trasfusionale di Lamezia Terme denota una gestione quanto mai approssimativa della direzione sanitaria dell’Asp che trova conferma nella nota del direttore Mario Catalano apparsa sugli organi di stampa». I due sindacalisti affermano che «il congelatore, abbattitore di temperatura detto anche shock-freezer, consente di congelare il plasma in tempi rapidi, a cui fa riferimento il direttore Catalano, è solo uno dei requisiti occorrenti per l’accreditamento» anche se «sembra ne siano dotati al 31/07/14, a differenza di quanto sostiene il Dipartimento Tutela della Salute e Politiche Sanitarie, solo 2 dei 12 servizi trasfusionali calabresi». Tra le cose da aggiornare, ad esempio, ci sarebbe anche la stessa targa identificativa del servizio che riporta come responsabile un primario andato in pensione gia da alcuni anni.
 
I rappresentanti sindacali lamentano poi che «tra il 2012 e il 2013 il Servizio Trasfusionale è stato oggetto di 2 visite ispettive da parte di funzionari regionali e del Centro Nazionale Sangue. Le criticità riscontrate sono state notificate con relativo verbale al direttore generale e puntualmente il direttore del servizio trasfusionale ha sollecitato alla direzione l’adeguamento ai requisiti minimi, senza alcuna risposta», richieste che si dice siano proseguite fino a questo mese. Lo scenario – secondo Cgil e Cisl è che «il servizio trasfusionale di Lamezia Terme dovrebbe rimanere aperto solo 6 ore la mattina, solo per le attività di prelievo di sangue e di aferesi ai donatori e per la medicina trasfusionale di base. Mentre sia in elezione che in emergenza/urgenza il sangue andrà richiesto direttamente all’Azienda ospedaliera di Catanzaro. E’ necessario evidenziare che l’esiguo personale rimasto in servizio al centro trasfusionale continua a lavorare con spirito di sacrificio e di appartenenza. Altro che personale in esubero che dovrebbe essere trasferito! Sono rimasti in servizio 4 medici, 4 tecnici, 2 infermieri, alcuni con limitazioni e di questi 2 unità andranno in pensione sembra nel 2015. Basta che una sola unità abbia un problema serio che sarà messa in crisi tutta l’organizzazione».
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