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MATERA – Incredibile crack per la Fidal regionale. Sono oltre dieci le società sportive, reali e fittizie, finite nell’inchiesta Ghost Runner diretta dalla Polizia di Matera. Così, anche uno sport apparemente pulito come l’atletica, finisce sotto la lente della Magistratura.

Attestati falsi, iscrizioni di persone che non hanno nulla a che fare con lo sport, partecipazioni a gare falsando documenti di identità e persino due cip gara utilizzati da un solo atleta (che correva per due).

Il tutto, per far gareggiare i migliori in diverse gare e ottenere i “premi” istituiti dal 2008 dalla Regione Basilicata, che premiava le società migliori e partecipanti ad eventi nazionali e internazioni. Il fondo a disposizione delle società sportive ha, ancora oggi, una dotazione di un milione di euro, per sostenere le società sportive. Si parla di una cirfa di circa centomila euro all’anno, per società e per i cinque anni, quelli sui quali si è focalizzata l’attenzione della Squadra Mobile della Polizia di Matera, che ha denunciato 23 persone per concorso continuo in truffa aggravata finalizzata alla sostituzione di persona, falso ideologico, falso materiale, truffa e frode sportiva.

La conferenza, diretta da Nicola Fucarino, dirigente della Squadra Mobile e della responsabile dei rapporti con la stampa della questura, Luisa Fasano, ha portato alla luce particolari eclatanti della vicenda. Secondo i primi accertamenti svolti durante l’inchiesta “Ghost runner”, le società inesistenti create anche con la complicità di dirigenti della Fidal della Basilicata tra i quali il presidente, Emanuele Vizziello e il segretario, tra i principali artefici della vicenda, si sono impossessate di somme comprese fra 60 e 100 mila euro. Conteggi precisi e maggiori particolari utili alle indagini emergeranno dall’esame dei computer sequestrati dalla Polizia durante le 23 perquisizioni.

Gli agenti hanno portato via anche magliette, targhe, medaglie. Oltre ai trofei, alcune foto testimoniano del modo di agire dell’organizzazione. In una immagine scattata in occasione di una gara, un dirigente della Fidal compare accanto a una donna che, sulla pettorina, ha il nome della moglie. Ma alla gara ha partecipato non la consorte del dirigente ma una maratoneta, che però non avrebbe potuto farlo, avendo superato il limite di competizioni a cui partecipare previsto dalla legge regionale sui contributi alle società sportive. In un altro caso, alla gara è stato iscritto un uomo di 70 anni ma a correre è stato un atleta che ha vinto la competizione. Le gare si sono svolte in Italia e all’estero (a Stoccolma, Lisbona, Riga, Dublino), con trasferte «pagate» a gruppi di parenti e amici. La Polizia ha sequestrato anche circa 30 mila euro in contanti: le banconote erano divise per anno e gara di partecipazione.

La truffa era ben orchestrata. Si tesseravano atleti, anche una casalinga che non ha mai praticato sport, le si assegnava una matricola e poi si cambiava l’identità ad un’atleta professionista, che puntualmente vinceva la gara, per raggirare il regolamente regionale che imponeva un massimo di 5 competizioni annuali vinte o con piazzamento importante per ricevere dotazioni economiche. Così, i fondi arrivavano tutti alla stessa società, che si garantiva entrate importanti e la possibilità di effettuare anche trasferte in giro per l’Europa e per il Mondo, oltre che importanti cifre da poter “cedere” a dirigenti e, probabilmente agli atleti. Un’inchiesta che potrebbe far parlare a lungo, anche perchè utilizzabile anche in altre regioni con la medesima legge in favore dello sport, anche se con finalità di garantire contributi esclusivamente allo sport pulito.

a.

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