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FIUMI di soldi e gioielli, oltre a immobili e vetture. Tutti beni che la Guardia di Finanza di Reggio Emilia, agli ordini del colonnello Ippazio Bleve, ha sottoposto a sequestro preventivo, per un valore di oltre 24 milioni.

Un sequestro che si inserisce nell’ambito dell’ operazione “Sole Pulito”, coordinata dai pm Maurizio Ascione e Luca Poniz, della Procura di Milano. Le indagini hanno permesso di scoprire che la Gse (Gestore Servizi Energetici Spa), ente totalmente partecipato dal Ministero dell’Economia e della finanza- avrebbe versato 37 milioni di euro di finanziamenti all’azienda Aion Renewable Spa (ex Kerself) con sede a Correggio, nel Reggiano, come fondi pubblici per i cambi fotovoltaici gestiti in Puglia e Basilicata, soprattutto nella Collina materana (Salandra, San Mauro Forte, Grottole, Garaguso, Ferrandina, Tursi, Tricarico), Matera e Policoro.

Gli impianti fotovoltaici, secondo le indagini, sarebbero stati realizzati violando le norme vigenti; avrebbero, secondo le accuse, usato pannelli solari di origine cinese facendoli passare, attraverso falsa documentazione, come originari dell’Unione europea. In molti casi, le ditte locali che sono state subappaltatrici degli impianti, non sono state mai pagate dalla multinazionale committente. Per truffa ai danni dello Stato è stato arrestato il 20 luglio Igor Akhmerov, mentre il romano Marco Giorgi e il biellese Gianpiero Coppola, amministratori del gruppo Kerself poi Aion Renewables, sono finiti ai domiciliari.

Ora la Finanza sta cercando di recuperare il denaro pubblico che sarebbe stato versato indebitamente, colpendo beni mobili e immobili riconducibili agli otto indagati nell’indagine: 20 milioni sono stati trovati in contanti, a questi vanno aggiunti 181 oggetti di valore, tra cui molti gioielli e preziosi, oltre ad auto ed edifici. Così decine di impianti realizzati in Basilicata rischiano di rimanere inattivi, nonostante lo stato di avanzamento dei lavori ormai acclarato da anni.  Sono coinvolte 50 piccole e medie imprese, per la maggior parte iscritte alla Confapi di Matera, che oggi rischiano il fallimento, avanzando crediti da 500mila fino a un milione di euro. Molte hanno accettato l’incasso del 50% a saldo del totale, pur di rientrare di qualcosa, ma almeno 20 aziende pugliesi e lucane, per circa 200 posti di lavoro, sono decise a non mollare, pretendendo i loro legittimi crediti.

a.corrado@luedi.it

 

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