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COSENZA – Dalle indagini che hanno portato alla scoperta della maxitruffa alle assicurazioni, nell’ambito dell’operazione Medical Market, che da tempo si perpetrava a Corigliano nel cosentino (LEGGI) e che ha portato all’arresto di 7 persone (LEGGI I NOMI) continuano ad emergere particolari raccapriccianti. 

Il caso del bambino fatto nascere in una simulazione di un incidente e poi lasciato morire (LEGGI) non sembra sia stato l’unico. Gli inqurenti, infatti, stanno verificando la posizione di altri aborti conseguenti ad incidenti stradali che lascerebberro supporre la possibilità di una vera e propria simulazione di incidente tesa, ancora una volta, a ottenere i soldi delle assicurazioni a prescindere dalla salute del feto, anzi, proprio grazie alla morte del feto stesso.

Polizia e Guardia di Finanza congiuntamente stanno portando alla luce gli aspetti di un ulteriore caso di gravidanza avanzata coinvolta in un sinistro stradale, ma a questa si aggiungono anche numerosi altri casi di aborti provocati a poche settimane dall’inizio della gravidanza. 

Una pratica che ha portato l’Osservatorio sui diritti dei minori, presieduto da Antonio Marziale, a definire questo comportamento come “tecniche di soppressione nazifasciste” (LEGGI)

Il dubbio che emerge, e che rende ancora più atroce il quadro dell’intera operazione, è che ci potrebbe essere stato un vero e proprio passaparola tra i medici dell’ospedale di Corigliano coinvolti nell’inchiesta, un avvocato e le donne che erano interessate ad incassare denaro con il sistema dei falsi incidenti stradali. La convinzione degli inquirenti, infati, è che molte donne sarebbero rimaste volutamente incinte per poi abortire ed incassare le indennità delle assicurazioni. 

Intanto nei prossimi giorni saranno sentiti dal giudice per le indagini preliminari di Castrovillari le persone destinatarie dell’ordinanza di custodia cautelare nell’inchiesta Medical Market. In particolare il giudice sentirà la mamma del nascituro lasciato morire, il medico e le altre due persone coinvolte nell’infanticidio.

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