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CATANZARO – I finanzieri del comando provinciale della guardia di finanza di Catanzaro, in forza al dipendente nucleo di polizia tributaria, hanno operato il sequestro, disposto dall’autorità giudiziaria del capoluogo, di beni mobili e immobili per circa mezzo milione di euro, corrispondenti alla truffa che sarebbe stata perpetrata da parte di un imprenditore agricolo di Satriano per ottenere illecitamente contributi comunitari per l’avvio e lo sviluppo di colture biologiche. Si tratta di un capannone e un immobile sequestrati a Isca sullo Ionio, oltre a un’automobile.

L’indagine, risalente agli anno 2010-2011, ha preso il via sulla scorta di quanto segnalato con diversi esposti, tramite i quali un gruppo di agricoltori del soveratese ha denunciato la commissione di presunti illeciti perpetrati nei loro confronti dal presidente di una cooperativa agricola di Satriano in relazione ai contributi pubblici erogati a favore di quest’ultima.

È stato infatti accertato dai militari che il presidente della cooperativa, grazie anche al coinvolgimento e all’interessamento personale di un dirigente dell’assessorato regionale all’agricoltura, aveva avuto la possibilità di partecipare ai programmi regionali agro – ambientali e di poter indebitamente beneficiare, dall’anno 2001 all’anno 2008, di contribuzioni pubbliche erogate dall’Agea di Roma (agenzia per l’erogazioni in agricoltura).

Quando la stessa cooperativa ha materialmente ottenuto i contributi. Le somme, infatti, avrebbero dovuto essere ripartite tra tutti i soci. È invece emerso che esse erano state coattivamente trattenute dalla cooperativa, mediante l’utilizzo di una privata forma di compensazione tra l’ammontare della quota di contributi spettante ad ogni singolo socio per l’assoggettamento dei propri terreni ai metodi di coltivazione integrato o biologico e la quota di mezzi propri da immettere sottoforma di aumento di capitale sociale.

Così facendo, la cooperativa ha potuto adempiere agli obblighi di immissione di mezzi propri sanciti nell’ambito della disciplina di cui al “patto territoriale del versante ionico, delle serre e del Soveratese” ed ha ottenuto ulteriori contributi pubblici per la realizzazione di un frantoio nell’agro di Isca Marina.

Ma questa procedura ha provocato un malcontento generale tra gli agricoltori associati, molti dei quali hanno quindi deciso di uscire dalla compagnie sociale.

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