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di SARA LORUSSO
DA quando lo scorso anno il comitato scientifico, chiamato a ridefinire la parata dei turchi, fissandone contesto e richiamo storico, propose il primo “Story board provvisorio”, di lavoro, ne è stato fatto tanto. Quello era il punto di arrivo di un primo percorso di ricerca che si è andato affinando e che, nei mesi successivi, ha messo alcuni punti fermi. Il logo, per la prima volta simbolo ufficiale della parata, è parte di questo lavoro. «Con l’idea di ben comprendere quali fossero gli abiti che le donne e gli uomini della seconda metà del sedicesimo secolo indossavano nella nostra regione – racconta il presidente del comitato scientifico, Antonella Pellettieri – decisi di condurre una piccola indagine sugli affreschi e dipinti di quel periodo. Così mi sono imbattuta su un ciclo di affreschi di squisito valore artistico del Todisco, conservati a Oppido». Comincia così il percorso che arriva all’individuazione del logo per la parata. Quegli affreschi descrivono episodi biblici con i personaggi vestiti alla moda della seconda metà del sedicesimo secolo: le donne indossano abiti preziosi e molto ornati, compaiono i vestiti dei musici dell’epoca, gli uomini sono dipinti in armi, con corazze, elmi e cavalli. «Ecco, quella era l’ambientazione in cui viveva la nobiltà di cui faceva parte il conte de Guevara». Negli affreschi di Oppido era evidente anche un personaggio con abiti orientali con un forcone, «molto simile a un Turco o a un Moro». Nasce così il logo della parata dello scorso anno poiché «meglio di ogni altra immagine, rappresentava l’idea che di quegli abiti avevano i lucani del sedicesimo secolo, proprio i cittadini che a Potenza organizzarono una rievocazione storica nel 1578 per accogliere in città il conte Alfonso de Guevara». Il logo è stato poi limato e ridisegnato da Claudio Paternò, membro del comitato scientifico: all’immagine del turco sono stati aggiunti nove quadratini di colore diverso e con le stesse sfumature di colore dell’abito del Turco e il “29” in numeri romani (XXIX), giorno di maggio in cui si svolge la parata. Ma che cosa significano i nove quadratini? In questo caso il richiamo è a San Gerardo la Porta, che fu vescovo di Potenza dal 1111 al 1119, cioè per nove anni. La città di Potenza fu da sempre devota a questo uomo che tanto fece per l’educazione dei ragazzi e che fu acclamato Santo a furor di popolo, a soli cinque anni dalla morte. Quest’anno, poi, la festa patronale assumerà un significato particolare, visto che ricorrono i 900 anni dell’investitura a vescovo di Gerardo. Per questo il comitato ha scelto di aggiungere all’immagine iniziale del Turco quei nove quadratini: un modo per richiamare l’attività di San Gerardo nella città, che ancora oggi trova nel suo patrono «un senso di appartenenza. E forse l’unico elemento «che ancora ci unisce e definisce la nostra “potentinità”».

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