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di Sara Lorusso
«SGOMBERIAMO subito il campo». Va bene il casting per la parata dei turchi, ma qui non c’è posto per le eliminazioni, la festa deve essere di tutti. Così alla domanda ricorrente all’ingresso dello Stabile, dove gli aspiranti figuranti erano stati convocati per i “provini”, Antonella Pellettieri, presidente del comitato scientifico, dà subito risposta. «No, nessuna eliminazione. Il casting serve solo ad adattare i ruoli a disposizione». La dama è quello più gettonato. Forse ci spera pure Laura, che alla parata, quest’anno, farà il suo debutto. «Però non come contadina», chiede. La sorellina più grande, Francesca, a soli 8 anni, ha invece già sfilato: «Va bene qualunque cosa», sorride. Come loro, altri bambini sono pronti all’evento tradizionale della città. Alessandro e Antonio, nove e dieci anni, sono stati i primi ad arrivare accompagnati dai genitori. All’esordio in costume, hanno deciso di seguire le orme del papà che da piccolo aveva avviato la tradizione. Un ingresso veloce nel foyer del teatro – ché fuori, in piazza Polmonite si gela – e l’attesa diligente nel Ridotto, dove Pellettieri e gli altri membri del gruppo organizzativo, accolgono in rigoroso ordine alfabetico i figuranti. Ieri primo di quattro appuntamenti: cognomi dalla A alle D, compresa la C di Corvino Alberico. Per lui il casting è una formalità. Sono trent’anni che fa lo stesso ruolo, è lui lo storico Civuddin, ancora oggi che di anni ne ha 76, come la prima volta in sostituzione del Gran Turco che si era ammalato. Da allora, solo due volte ha saltato l’appuntamento. «La gente, contenta per come lo interpretavo, si preoccupò, mi fermò in strada chiedendo spiegazioni. Ormai il personaggio mi calza a pennello». Saluta, gesticola, conosce un po’ tutti. «E poi ho un costume meraviglioso», con il mantello dall’interno rosso che si spalma sulla carrozza. E’ la memoria storica del 29 maggio, degli imprevisti che rientrano nella tradizione. Come quella volta che i cavalli si imbizzarrirono e – unico caso in trenta anni – gli toccò continuare a piedi. Seduto in platea attende di essere chiamato al tavolo. Anche gli altri figuranti, almeno quelli un po’ più grandi, lo hanno riconosciuto. All’appello le ragazze sono decisamente di più. «Che vuole – spiegano gli organizzatori – le donne sono sempre più autoironiche». Tanto che basta poco ad abbandonare le ambizioni da principessa. Soprattutto perché quest’anno, annuncia Pellettieri a una candidata, entreranno in scena nuovi costumi e personaggi. Quello della monaca benedettina camminerà accanto al Santo, con lo stesso portamento di una nobildonna. «E allora vada per la benedettina». Così Alessandra sembra torni a casa contenta.

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