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METAPONTO – «Il Comune, da solo, non ce la può fare a fermare il declino di Metaponto e rilanciare una località turistica che meriterebbe ben altre attenzioni, perlomeno le stesse dedicate a Maratea. Se Governo e Regione non ci aiutano, non ci restarà che chiedere l’annessione a Ginosa». Leonardo Chiruzzi, sindaco di Benalda da circa un anno, ha un temperamento combattivo. Sulle prime se la prende con Il Quotidiano, per la “cartolina da Metaponto” apparsa sul numero in edicola ieri, che è stata commentata sotto gli ombrelloni del Lido, come anche al Borgo e a Bernalda. Ma poi non può evitare di ammettere: «Noi sindaci, con pochi soldi e mezzi limitati, rischiamo di fare da parafulmine a situazioni che da soli non possiamo governare». La situazione descritta dal Quotidiano è quella di una località che, dagli anni Settanta e Ottanta ad oggi, ha perso il proprio ruolo di esempio e modello di sviluppo turistico nell’intero arco jonico. Lo sviluppo si è fermato da tempo, mentre le altre città di villeggiatura, da Castellaneta a Ginosa Marina, da Pisticci a Scanzano e Policoro, stanno conoscendo una stagione di investimenti e incremento continuo delle presenze. Nella “cartolina” odierna c’è spazio per marciapiedi impraticabili e strade dissestate, cumuli di rifiuti e strutture abbandonate: un ristorante self service sul lungomare chiuso da otto anni, lo scheletro di un albergo mai terminato, qualche villetta non più abitata, tracce di ciò che fu un campo da tennis. Si lamentano i proprietari delle villette, che hanno visto precipitare le quotazioni del loro investimento immobiliare; gli operatori turistici sono sempre meno ottimisti; da parte dei turisti le critiche non mancano, anche per la difficoltà di trovare uno sportello bancomat o attività commerciali. «Per rimuovere i rifiuti ho fatto il possibile – si sfoga Chiruzzi – ho sostituito l’impresa che gestiva il servizio per le criticità nella gestione, ma se ci sono quei cumuli la responsabilità è anche dei residenti, ci vorrebbe maggiore collaborazione da parte loro. Per il resto, ho investito della questione la Regione e il Governo, perchè tutti i problemi di Metaponto si sono ingigantiti dopo l’alluvione; per non parlare del Piano d’ambito, che è fermo da anni e non si riesce a sbloccare». «Le risorse che abbiamo a disposizione sono limitate – aggiunge il sindaco – e anche mettere in piedi un cartellone di spettacoli non è cosa facile: negli anni precedenti non esisteva nemmeno. Stiamo provando a fare il massimo, io non mi arrendo alle difficoltà, continuerò a farlo». Il consigliere regionale Vincenzo Santochirico riconosce la necessità di un impegno “fattivo” da parte della Regione, che dia seguito alla mozione (di cui diamo conto nel box accanto) approvata un anno fa. Gianfranco Sortiero, una laurea in Economia del turismo, è il titolare del Lido Nettuno. Nel suo stabilimento balneare ha portato innovazioni, accolte positivamente anche dai villeggianti; è anche fra i promotori del logo “Io amo Metaponto”: un marchio e tanti gadget nati «dalla voglia di rilanciare l’immagine di Metaponto». Ma l’amarezza è tanta ugualmente. Il suo pensierio è in un messaggio lasciato attraverso facebook: «Metaponto sta pagando l’onere dell’incapacità di capire, gestire e organizzare tutto ciò che ruota intorno alla parola “turismo”; fino ad oggi non c’è stato un solo amministratore che abbia avuto la capacità, ma soprattutto la costanza, di programmare gli investimenti su Metaponto. Paghiamo lo sconto dell’incapacità e dell’incomprensibile distacco che Bernalda ha nei confronti di Metaponto (tralasciando le sporadiche iniziative organizzate a random!). Per fare turismo – è la sua idea – ci vuole cultura. Mi spiace dirlo, ma la cultura del turismo non risiede da queste parti. Il turismo non si improvvisa, perchè oggi ogni angolo del mondo è raggiungibile anche low cost, quindi non ci si può cullare pensando di fare come si faceva negli anni ’60-, 70 e ’80, quando o si andava a Metaponto o non si facevano le vacanze». «Addirittura – prosegue Sortiero – c’è una forma di involuzione. Purtroppo, ho soltanto trent’anni, ma mi sempre di dire le stesse cose da decenni. Eppure non ci vorrebbe tanto, basterebbero poche azioni mirate per dare un input positivo». Quindi, concede un’attenuante: «Ogni amministrazione ha solo cinque anni a disposizione, e se non sei del settore, se non sei un manager, il turismo a Metaponto è difficile farlo ripartire. Il rischio è che diventi una terra di conquista per speculatori del mattone, delle trivelle nel mare e di tutti coloro a cui non interessa uno sviluppo collettivo, mentre quei pochi che in modo o nell’altro ancora investono i loro sogni in questa località cominciano a non sognare più». Pasquale Latorre ha rilevato, alcuni anni fa, l’Hotel Turismo. «Mi sono lanciato in questa iniziativa con entusiasmo – racconta – ma le difficoltà da affrontare sono tante». Invoca una maggiore unità d’intenti da parte dei suoi colleghi operatori turistici, «perché soltanto con un’iniziativa comune e sinergica possiamo contribuire al reale rilancio di Metaponto». «Il problema principale – spiega – è quello del contesto: per quanto ci si possa sforzare di offrire servizi, fare animazione e attività di accoglienza, il degrado che circonda le nostre strutture non è affatto edificante. I turisti se ne accorgono e, a volte, si adeguano, rinunciando loro stessi alle regole della civiltà e del decoro. E’ così che il contesto dell’incuria e del degrado si proietta sul target e, posso dirlo con certezza, il turista-tipo di Metaponto è cambiato molto».

Eustachio Follia

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