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È la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso la violenta querelle, dai toni poco garbati, scoppiata tra il presidente del Centro studi e ricerche economico e sociali, Pietro Simonetti, e il direttore di Basilicatanet, Giovanni Rivelli. L’ex consigliere regionale dell’allora Pci non è l’unico ad essersi sentito censurato dal portale istituzionale dall Regione. La lunga storia delle contestazioni può vantare vari precedenti. “Basilicataniet” lo soprannominò l’attuale assessore alla Sanità Martorano, in una delle sue prime uscite pubbliche nell’esordio politico da possibile sfidante del governatore De Filippo. «Uno strumento di propaganda politica e partitica» per il consigliere Pagliuca che, solo qualche mese fa, faceva notare come sul sito istituzionale era apparso un manifesto con tanto di logo del Pd in prossimità delle primarie. Al di là dei singoli casi la questione centrale è una: chi e con quali criteri sceglie le notizie da pubblicare su un sito istituzionale, finanziato con risorse pubbliche, e che come tale dovrebbe garantire la diffusione imparziale di notizie di interesse generale? Le spiegazioni, addotte dal responsabile dei contenuti del portale in replica alle accuse di Simonetti, più che chiarezza fanno emergere qualche elemento di perplessità. Il direttore, infatti, spiega al presidente del Csres – che ha lamentato la mancata pubblicazione del suo comunicato sulla Valbasento – che tra le regole che il portale si è dato c’è quella di non pubblicare quello che viene inviato ad altri organi di stampa e solo in un secondo momento proposto a Basilicatanet. Dichiarazione che si presta almeno a due considerazioni. La prima è che capita molto frequentemente di leggere sul portale della Regione comunicati già pubblicati da altri organi di stampa. La seconda, ed è ben più preoccupante, è che se davvero questa fosse le regola se ne dovrebbe dedurre la legittimazione di una concorrenza tra un servizio istituzionale pubblico e il libero mercato dell’informazione. In questo modo si priverebbe pure di un servizio chi utilizza, come unica fonte d’accesso alle notizie, il sito della Regione. Generalmente quello che accade è il contrario: i quotidiani, che pure rispondono alle logiche commerciali, si limitano a ridimensionare le notizie già apparse in giornata sui canali istituzionali, perché già abbondantemente diffuse. Basilicatanet, a differenza dei quotidiani, non deve certo competere con il libero mercato visto che la sua sussistenza è assicurata da abbondanti risorse pubbliche che consentono di tenere in vita ben due redazioni, una per il Consiglio regionale, l’altra per la Giunta. Con un nutrito e ben strutturato staff di professionisti assunti a tempo indeterminato a cui si aggiungono altre unità con contratto a tempo. I contenuti del portale – così come ha sostenuto il governatore De Filippo in risposta ad alcune interrogazione sul funzionamento di Basilicatanet – è regolato dal piano editoriale che viene approvato di anno in anno ed è di responsabilità del capo ufficio stampa. Ovvero, dello stesso direttore di Basilicatanet, che, se ne deve dedurre, ha piena discrezionalità nella gestione del sito. Le linee generali indicate dal Piano prevedono che “il profilo dell’agenzia sia sempre aderente alla comunicazione della pubblica amministrazione della Basilicata a favore del cittadino e al relativo dibattito…..non dovrà far mancare la presenza di notizie su eventi di carattere sociale e di forte interesse pubblico”. Certo, il botta e risposta dello scorso sabato, scaduto in un attacco personale tra il presidente e il direttore, non è stato il caso per eccellenza di una corretta informazione istituzionale. Ha ritenuto, però, più opportuno non rispondere alla richiesta di un’intervista del Quotidiano il direttore Rivelli, per altro, negli ultimi tempi bersaglio di pesanti accuse apparse su un periodico potentino. L’episodio dell’ultimo week end, sfociato in una denuncia che il presidente Simonetti ha annunciato nei confronti del direttore, rispolvera un vecchio tema, mettendo in discussione il ruolo di uno strumento che in qualche occasione rischia di snaturarsi rispetto a quella che è la sua primaria funzione: essere al servizio di tutti i cittadini in maniera imparziale.

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