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LAMEZIA TERME – Uccise con una fucilata in pieno viso il cognato, “reo” di aver danneggiato con il trattore i canali di scolo di un suo terreno. Letterino Cuda, 69 anni, che confessò l’omicidio del cognato Annunnziato Gallo e il movente, è stato condannato dal gup di Lamezia Barbara Borelli con il rito abbreviato a 20 anni di carcere, accogliendo in toto la richiesta del pm Galletta. Cuda dovrà risarcire pure le parti civili (moglie e quattro figlie della vittima) con una provvisionale di 35.000 euro ciascuno. Non hanno chiesto provvisionale il fratello e la sorella della vittima pur costituitisi parte civile. Per Cuda il gup ha già disposto il sequestro cautelativo dei beni in quanto nel corso di alcuni colloqui in carcere con la compagna (sorella dell’ucciso) Cuda avrebbe cercato di intestare fittiziamente i suoi beni per evitare il sequestro. L’imputato, come si ricorda, confessò, nel corso dell’udienza di convalida del fermo davanti al gip, di essere stato lui ad uccidere il cognato, l’autotrasportatore Annunziato Gallo, nel primo pomeriggio del 31 dicembre 2012. Cuda con un colpo di fucile in fronte assassinò il cognato fra le 15.30 e le 16 dell’ultimo giorno del 2012. Avrebbe ucciso il cognato Gallo (freddato mentre era alla guida del suo trattore carico di legna) perchè con il suo trattore aveva danneggiato i canali di scolo di un terreno di proprietà del reo confesso del delitto e che qualche giorno dopo era stato fermato sulla base delle indagini della polizia di Stato di Lamezia. Cuda confessò prima di tutto il movente scaturito da un rapporto conflittuale fra la vittima e il cognato tant’è che i due non si parlavano da 20 anni sempre per dissidi sui terreni. Poi i racconti dei testimoni chiusero il cerchio. La vittima, per come emerse dall’autopsia, era stato colpito da un colpo di fucile calibro 12 a palla asciutta che si usa per la caccia al cinghiale, lo stesso tipo di fucile trovato a casa dell’indiziato smontato e oleato. Che attese il cognato sulla strada del ritorno a casa per ucciderlo. Le indagini della squadra investigativa della polizia giudiziaria del commissariato di Lamezia si concentrarono subito su Letterino Cuda grazie anche al racconto di chi quel pomeriggio avrebbe visto e sentito qualcosa. Un teste, che era con la vittima quel giorno a tagliare legna in un terreno di località Nocelletta fra Lamezia e Gizzeria (luogo del delitto) avrebbe riferito agli investigatori che Cuda si era arrabbiato con suo cognato per i danneggiamenti ai suoi terreni e che all’ora presumibile del delitto avrebbe visto una Panda blu (la stessa auto di Cuda sequestrata il giorno dopo del delitto insieme a indumenti sporchi di sangue di Cuda) nel luogo del delitto. Altri testi confermarono di aver visto la Panda in quei luoghi e in orari compatibili con l’ora dell’omicidio. Altro elemento il comportamento dell’autore dell’omicidio che quando vide la polizia arrivare a casa sua avrebbe affermato ai poliziotti, senza che nessuno gli avesse chiesto nulla, «io non ho ammazzato nessuno». Pochi giorni dopo il delitto la confessione.

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