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POTENZA – Una ragazza da 110 e lode, una patologia seria come la fibrosi cistica, ma più di tutto, una grande forza di volontà. Quella che lei chiama “sindrome da Wonder woman”. Carmen è una ragazza di Potenza, affetta da fibrosi cistica. La sua storia è un modello esemplare di forza d’animo. La sua voglia di vivere l’ha spinta, nonostante la malattia, a portare avanti tutte le sue passioni: sport, musica, giornalismo e studio. E a ottenere grandi risulti, compresa una laurea magistrale in Biotecnologie, con votazione finale 110 e lode, coronata dopo anni di studio e un periodo di 17 mesi, per la redazione di una tesi sperimentale. Carmen è la sua volontà non la sua malattia. Un monito per quanti sono affetti, come lei da patologie gravi. Sorridente e alle prese con il computer, seduta a scrivere sulla scrivania nella sua stanzetta, affronta la terapia con serenità al “Centro regionale fibrosi cistica” del “Centro pediatrico Bambino Gesù Basilicata del San Carlo. La giovane racconta sorridendo la sua avventura universitaria vissuta a pieno, nonostante la malattia.
«Un percorso di studi è già di per sé impegnativo, ho dovuto fare i conti con i tempi necessari alla terapia, ma questo non mi ha fermata». Carmen, infatti, non si è mai sentita diversa dagli altri bambini a scuola, perché fondamentalmente diversa non lo è. Nemmeno nello sport. «Adoro la pallavolo. Sarei viva a metà senza la pallavolo». Il suo unico complesso? Quello di Wonder woman.
«Ognuno di noi ha i suoi limiti. Provo a dare il meglio di me, rinchiudermi in casa, per la malattia sarebbe stata una scusa». Fin da quando era in fasce i suoi genitori sapevano della patologia che avrebbe condizionato la vita della piccola. Da subito è stata sottoposta alle cure e all’affetto del dottore Donatello Salvatore, 27 anni fa specializzando al Policlinico di Napoli, oggi direttore del “Centro regionale fibrosi cistica».
«Sono nata con la consapevolezza di essere affetta da una patologia seria. Ho da sempre avuto al mio fianco il sostegno non solo medico ma soprattutto affettivo di una famiglia come intendo io il Centro Fibrosi Cistica. Il dottore Salvatore è stato come un padre per me. Non c’è sabato o domenica per lui». I suoi progetti per il futuro? Un lavoro, anche un dottorato, poi un viaggetto, magari Praga o Bologna, e un concerto.
«Ho conosciuto Carmen che era ancora neonata – ha dichiarato il dottore Salvatore – aveva tre anni quando il Centro regionale fibrosi cistica nel 91 ha iniziato ad essere attivo». Dal 91 l’approccio non è mai cambiato. Multidisciplinare oltre che affettivo.
«C’è un legame che va al di là del rapporto medico paziente – continua Salvatore – tutti gli operatori si prendono cura della persona a 360 gradi. Ho gioito con lei dei suoi successi. Ho vissuto tutte le fasi della sua vita, i primi amori e le prime delusioni. E’ un esempio di vita per quanti sono affetti da una qualsivoglia malattia ma anche per chi da sano, vive una vita senza darle un senso. Ha dovuto affrontare terapie pesanti. La fibrosi cistica ti toglie le forze, ma lei ce l’ha fatta, ha fatto tutto da sola. Il mio augurio è che trovi presto lavoro. Magari nel campo della ricerca, ci sono tanti ricercatori che lavorano sulle proprie personali malattie, cercando cure, o anche su altre. Le voglio bene come una figlia e le auguro il meglio».

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