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POTENZA – Ci sarebbero «sufficienti e concreti motivi per ritenere che la procedura abbia risentito di indebite interferenze». Proprio come quelle per cui l’ex responsabile del procedimento è già a processo, con alcune delle ditte aggiudicatarie, più altre che hanno comunque partecipato alla gara.

E’ la motivazione con cui la giunta regionale, nei giorni scorsi, ha deciso di revocare gli atti dell’appalto, ribattezzato «accordo quadro», per la manutenzione edile degli immobili regionali. In soldoni: una commessa da 2milioni 172mila euro, per 4 anni, già aggiudicata a giugno dell’anno scorso a 7 ditte diverse.

Nella delibera, a firma del governatore Marcello Pittella e degli assessori Flavia Franconi, Aldo Berlinguer, Luca Braia e Raffaele Liberali, si parte dalla genesi della gara. «Su proposta – viene precisato – del responsabile unico del procedimento (rup) pro tempore e del dirigente pro-tempore dell’Ufficio provveditorato e patrimonio».

Chi sia il responsabile in questione la giunta regionale proprio non lo dice. Però si dilunga sulle «vicende giudiziarie» che lo hanno interessato, prima che fosse «rimosso dall’incarico e affidato ad altro ufficio». Spiega che «la Questura di Potenza – al termine delle indagini giudiziarie per le quali la Regione Basilicata risulta parte offesa – notificava alla Regione Basilicata l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare con allegata richiesta di rinvio a giudizio nei confronti del rup». Aggiunge che «l’esame delle richieste di rinvio a giudizio e dei vari capi d’imputazione ha indotto l’Ufficio provveditorato e patrimonio a ritenere necessario e opportuno procedere alla revoca dell’aggiudicazione definitiva di cui sopra, nonché dell’intera procedura di fara, in quanto sia il rup sia talune imprese fra le aggiudicatarie della gara, sia altre imprese utilmente collocate in graduatoria risultano inquisite, sia per fatti connessi alla gara in questione che, più in generale, per i reati di cui agli articoli 353 (turbativa d’asta, ndr) e 353 bis (turbativa nella scelta del contraente, ndr) del codice penale».

Infine la stessa giunta conclude evidenziando che «le ragioni del provvedimento di revoca della gara risiedono principalmente nel fatto che il rup rinviato a giudizio è il soggetto che, materialmente e concretamente, ha ideato la gara, proponendo lo schema di bando di gara; ha stimato l’importo a base di gara e ha definito i requisiti di partecipazione dei concorrenti in relazione a detto importo; ha definito i criteri di aggiudicazione della gara: ha assistito a tutte le fasi di espletamento della gara; ha effettuato direttamente la verifica dell’anomalia delle offerte nei confronti degli aggiudicatari le cui offerte apparivano anomale (…); ha ideato e proposto lo schema di accordo quadro, la durata dello stesso e la relativa contrattualistica, nonché le modalità di affidamento dei singoli appalti specifici che dovrebbero discendere dall’accordo quadro».

Tutti questi poteri sarebbero stati riuniti nelle mani di una sola persona, che altri non sarebbe che l’ex economo della Regione Dionigi Pastore. Lo stesso Pastore arrestato nell’ambito del terzo filone dell’inchiesta “vento del sud”, condotta dalla Dda di Potenza, nemmeno un mese dopo l’aggiudicazione della gara, a luglio del 2014.

La giunta regionale riprende gli esiti di un «articolata istruttoria» che sarebbe stata avviata dagli uffici di via Anzio sulle pratiche gestite da Pastore, dopo il blitz degli agenti della Squadra mobile del capoluogo. Così è venuto a galla che due delle ditte aggiudicatarie dell’appalto non avrebbero nemmeno posseduto i requisiti di gara previsti. Di qui la decisione di revocare tutto e «non concludere l’accordo quadro». Perché «a prescindere dall’esito dell’instaurato procedimento penale» gli elementi di sospetto emersi sarebbero comunque «rilevanti a fini amministrativi in quanto direttamente incidenti sulla trasparenza e la par condicio della gara».

Il via libera al bando per l’«accordo quadro» sulla manutenzione edilizia degli uffici della Regione era arrivato a marzo del 2013, quando ai vertici della giunta regionale sedeva ancora Vito De Filippo e Marcello Pittella era soltanto assessore alle attività produttive.

L’obiettivo dichiarato era quello di «garantire un adeguato sistema di interventi di manutenzione» del patrimonio immobiliare» dell’ente, date in particolare la loro «frequenza» e ripetitività. 

l.amato@luedi.it 

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