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HA origini lucane ed è considerato da tutti il paparazzo più famoso d’America, un genio indiscusso della fotografia, tanto da essere il professionista più apprezzato da Andy Warhol. Si tratta di Ron Galella (in foto), che, un anno e mezzo, fa la Regione Basilicata ha voluto celebrare con una mostra allestita nel Palazzo del Consiglio. Mentre, il comune di Muro Lucano, paese di suo padre, ha voluto conferirgli la cittadinanza onoraria per testimoniare la gratitudine al suo grande talento. Ma la sua fama va ben oltre i confini regionali. Tanto che Studio Universal (Premium Gallery sul Dtt) presenterà, lunedì prossimo, in prima Tv esclusiva per l’Italia “Smash his camera”, il documentario sul celebre fotografo italoamericano diretto dal premio Oscar Leon Gast e presentato allo scorso Sundance Film Festival. L’appuntamento è per lunedì 28 febbraio alle ore 22 e 55 nello spazio Lost & Found dedicato ai tesori dimenticati del cinema. Con la sua macchina ha catturato nelle loro espressioni più spontanee e genuine molte celebrità, tra le quali Jacqueline Kennedy, Frank Sinatra, Elvis Presley, Marlon Brando. Diventando così il paparazzo più famoso d’America. Jacqueline Kennedy Onassis lo denunciò, Marlon Brando gli ruppe la mascella e Steve McQueen gli lanciò uno sguardo assassino. Classe 1931 (ottant’anni compiuti quest’anno) e con un passato da reporter di guerra in Corea, Ron Galella è il più noto fotografo americano di celebrità: tra gli anni Sessanta e Ottanta testate come Life, The New York Times, People, The Star e Vanity Fair hanno fatto da cornice ai suoi scatti. Come lui stesso sostiene “Il mondo è ossessionato dalla fama”, e di questa ossessione Galella ne ha fatto una professione, faticosa e spietata se volta a catturare l’anima della persona, il suo momento più “umano” e spontaneo. Ron Galella ha così rappresentato una vera persecuzione per molte celebrità della sua epoca: Steve McQueen, Al Pacino, Cher, Andy Warhol, Jack Nicholson. Com’è il paparazzo secondo Ron Galella? Come lui stesso racconta, l’arte dei paparazzi prevede alcune semplici regole: «Impara a intrufolarti negli eventi, non farti scrupoli; vestiti sempre in maniera adeguata e ricordati di lasciare il cappotto in macchina (se sei senza cappotto gli altri penseranno che sei andato fuori a prendere una boccata d’aria e sei rientrato); fatti subito un’idea di dove sia la cucina (è da lì che si entra) oppure procurati l’invito, vai da qualcuno che è stato invitato (oppure vai in una topografia, duplica l’invito, e sostituisci il tuo nome con il suo); e ancora: scatta velocemente (solo così cogli l’espressione di sorpresa e giochi d’anticipo con chi non vuole essere fotografato)». Definito dalla stampa “paparazzo extraordinaire”, i suoi “ritratti fotografici” sono una testimonianza unica della storia del costume americano e italoamericano: attraverso le sue istantanee (il primo scatto “rubato” fu per Jacqueline Kennedy nel 1967), Galella ha saputo raccontare i grandi divi del cinema, della musica e della moda internazionali. Lui stesso afferma: «Il mio approccio prevedeva di cogliere le celebrità nel loro ambiente. E di insediarmi e scattare, senza chiedere loro il permesso, una foto rapida e sincera».

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