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DA ieri sera un nostro giornalista, Michele Albanese, uno dei cronisti di punta del Reggino e in particolare della Piana di Gioia Tauro, vive sotto scorta. In ogni suo spostamento ci sono a tutelarlo uomini delle forze di polizia con un’auto blindata. La decisione è stata presa nel corso di una riunione urgente del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto di Reggio, Claudio Sammartino. Una riunione convocata sulla base di elementi in mano agli inquirenti che, evidentemente, hanno fatto pensare in modo univoco e netto ad un pericolo imminente per il giornalista del Quotidiano. Da dove questo pericolo venga è informazione riservata per gli investigatori, anche se è immaginabile che qualcosa contro Albanese stesse covando in ambiti della criminalità organizzata. 

La notizia della scorta resasi necessaria per il giornalista del Quotidiano, a scanso di equivoci, è una delle più brutte che ci potesse capitare di ricevere. Nella società della spettacolarizzazione ad ogni costo, qualche imbecille potrebbe pensare che tutto questo sia motivo di vanto per un giornale, se non addirittura un’occasione per farsi pubblicità. Nulla di tutto questo: sapere che un nostro collega sia costretto a vivere sotto scorta ci fa profondamente tristezza, e per tanti motivi. Intanto perché non siamo in un telefilm, e nella vita reale la circostanza che un giornalista che fa semplicemente il suo lavoro, raccontando il suo territorio, e anche le malefatte che in esso albergano, corra sol per questo pericoli seri è sconcertante. Poi perché questa Calabria capace di esprimere ancora queste cose non solo non ci piace, ma ogni passo che fa lo sottrae al futuro stesso dei suoi giovani. E poi perché, evidentemente, c’è ancora qualcuno che pensa che se in un giornale si riesce a far tacere, quantomeno intimidendolo, un giornalista, allora quel qualcuno ha risolto i suoi problemi. 

Ci fa tristezza sapere che ci possa essere qualcuno, ancora, in questa terra che dà troppi dispiaceri, che crede che il suo problema porti il nome e il cognome di un giornalista. Il Quotidiano ha raccontato, racconta e continuerà a raccontare il bello e il brutto di questa regione. Le sue luci e le sue ombre. E il Quotidiano non è uno o due giornalisti, e se anche, per assurdo, tutti quelli che ci siamo decidessimo di fare altro nella vita, ci sarebbero sicuramente altri pronti a prendere il nostro posto, e poi ce ne sono tanti in altri giornali, perché raccontare liberamente la propria terra non è cosa circoscrivibile ai singoli: è una cosa immensa, che è insieme desiderio e ideale di libertà. E’ questo lo spirito dell’abbraccio di tutto il Quotidiano a Michele Albanese. Senza tanti giri di parole. 

E’ nel nome della libertà che va il grazie a Michele per il lavoro che fa. Ed è lo stesso ideale che assicura che la voce del Quotidiano non si possa soffocare.

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