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VIBO VALENTIA – «Dovevano saltare in aria». «Meritavano di morire». Perché? «Erano troppo incisivi nella lotta alla criminalità organizzata». I magistrati a rischio tritolo sono Marisa Manzini, attuale sostituto procuratore generale di Catanzaro, e Mario Spagnuolo, procuratore capo di Vibo Valentia. Il progetto sarebbe stato della cosca Bonavota di Sant’Onofrio, una delle più pericolose della ‘ndrangheta vibonese. Viene svelato dal pentito Vincenzo Marino, ex armiere della cosca Vrenna di Crotone, nel corso di un interrogatorio reso al pm antimafia di Catanzaro Pierpaolo Bruni, il 23 novembre del 2010 negli uffici della Squadra mobile di Roma, acquisito agli atti dell’inchiesta “Libra” sul clan Tripodi di Vibo Marina e, parzialmente omissato, al processo d’appello “Uova del drago”. «Non appena fosse stato possibile – ha riferito il collaboratore di giustizia – avrebbero provveduto a farlo. E ritengo siano in grado di farlo, per la loro determinazione e per le loro capacità». 

Del progetto omicidiario contro i due magistrati il pentito ha affermato di aver appreso nel corso di un comune periodo di detenzione con il presunto reggente della cosca, Domenico Bonavota. Lo stesso Marino ha raccontato del «risentimento» di Franco Vottari, esponente di spicco dei “sanlucoti”, nei confronti del sostituto procuratore generale di Reggio Calabria Adriana Fimiani. 
Domenico Bonavota, però, interviene subito a smentire: «Nulla è di più falso, poiché io non sono mai stato detenuto con questo soggetto che neanche conosco». E spiega di non essere stato arrestato al momento dell’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare avvenuta tra ottobre e novembre del 2007 ma nell’agosto del 2008 a Genova Genova nell’agosto dell’anno 2008. 

Pertanto, sarebbe stato impossibile ci incontrassimo in carcere ed io gli rivelassi quanto Marino asserisce.
Ad ogni buon conto, tengo ancora a precisare che mai e poi mai mi ha neanche sfiorato il pensiero di commettere quei fatti gravissimi ai danni dei due Magistrati che lui si inventa.

«Pertanto – sottolinea Bonavota – sarebbe stato impossibile ci incontrassimo in carcere ed io gli rivelassi quanto Marino asserisce.
Ad ogni buon conto, tengo ancora a precisare che mai e poi mai mi ha neanche sfiorato il pensiero di commettere quei fatti gravissimi ai danni dei due magistrati che lui si inventa».

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