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POTENZA – Forse la conferenza delle Regioni riuscirà a prorogare ancor auna volta la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. E sarebbe la terza volta in una manciata di anni, cioè da quando la Commissione di inchiesta sul servizio sanitario nazionale, presieduta da Ignazio marino, nel 2011 riaprì la discussione su questi luoghi della tortura che in effetti nascondevano dietro la dicitura di Opg il modus operandi dei vecchi manicomi criminali. E quel video della commissione, rimbalzato su tutti i media, parlava chiaro. Letti distrutti, legacci, stanze invivibili, condizioni assolutamente precarie. «Gli Opg in Italia sono sei (Barcellona Pozzo di Gotto in Sicilia, Montelupo Fiorentino in Toscana, Aversa e Napoli Secondigliano in Campania, Reggio Emilia in Emilia Romagna, Castiglione delle Stiviere in provincia di Mantova) – scriveva Marino – dovrebbero essere ospedali, come dice la definizione stessa, ma quasi tutti sono invece discariche sociali in cui sono stati chiusi, e per lo più dimenticati, malati scomodi. La malattia mentale non si cura con una pillola, se si tratta poi di autori di aggressioni o peggio di omicidi, l’assistenza diventa ancora più impegnativa. Meglio chiudere un cancello e non sapere cosa accadrà dopo». Insomma, l’Italia deve confrontarsi con questo, con il fatto che manchi una rete di assistenza e reinserimento di uomini e donne dimenticati dietro questi cancelli. Così da quell’inchiesta è partito l’iter per la chiusura degli Opg. Chiusura che era prevista per il 31 marzo del 2012. Ma il decreto legge del 25 marzo 2013 ne ha prorogato la chiusura al primo aprile 2014. Ci siamo, quindi, o almeno così si pensava. Perché è di due giorni fa la notizia che la conferenza delle Regioni ha presentato un emendamento al decreto Milleproroghe per prolungare l’apertura degli Opg fino al primo aprile del 2017. Attualmente internati nelle sei strutture risultano in ottocento, due di questi sono lucani.
Tutto questo perché? Semplice, le Regioni ancora non hanno iniziato i lavori, così come imposto dallo Stato, per creare strutture di accoglienza alternative. In pratica nonostante le Regioni abbiano presentato, entro il 15 maggio 2013, i programmi per strutture alternative nessuno è in grado di mettere in pratica le procedure di gara in tempi così stretti. Tant’è che risulterebbe necessaria la proroga di quattro anni alla chiusura. Eppure, almeno per quanto riguarda la Basilicata il progetto era stato presentato e giudicato anche economicamente fattibile.
IL PROGETTO – Si tratterebbe di creare una struttura a Montemilone, riconvertendo i locali di “villa Stiglione”, attualmente occupata per una parte da un poliambulatorio. Qui la Regione vorrebbe creare una struttura di cinque posti letto totali. In pratica la struttura c’è ed esiste anche il progetto di messa in sicurezza (dagli infissi alle serrature, passando per l’intero impianto di sorveglianza e recinzioni) e costerebbe in totale 571mila 570 euro. Una cifra neanche altissima per la riconversione di un intero palazzo, anche se il poliambulatorio dovrebbe rimanere al suo posto. E la Regione, stando alle linee guida del governo, non andrebbe neanche a spendere tanto perché il 95% della spesa è a carico dello Stato. I restanti 28mila euro circa invece sono a carico del bilancio della Regione. Dunque le risorse, assegnate per decreto, ci sono , ma la ristrutturazione ancora non è partita. Di fatto il rischio di proroga suona quasi come una certezza quasi assoluta. Eppure dietro quelle sbarre non ci sono soltanto i cosiddetti “criminali”, ma anche chi, per mancanza di alternative ha commesso reati di lieve entità.
Ora, è chiaro che la proroga richiesta in conferenza delle Regioni non è obbligatoria, questo significa che la Basilicata potrebbe attivarsi senza tenere conto della proroga. Anche perché una nuova struttura sanitaria, seppur di piccola entità, permetterebbe l’ingresso di nuove professionalità all’interno dell’Azienda sanitaria provinciale. Inoltre c’è da fare i conti con il fatto che il finanziamento complessivo, pari ad oltre un milione di euro, tolti i costi della struttura, saranno destinati proprio a sostegno di progetti diagnostici e terapeutici (709mila gli euro disponibili).

 

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