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CATANZARO – Gli inquirenti non hanno trovato ciò che cercavano. Secondo attendibili indiscrezioni, trapelate dagli ambienti giudiziari, avrebbero dato esito negativo i risultati dei nuovi accertamenti sulla salma di Giuseppe Iannicelli, ucciso a colpi di pistola assieme alla sua compagna di origine marocchina e al nipotino di 3 anni Cocò Campolongo, in una contrada di Cassano Ionio, il 16 gennaio del 2014, per un regolamento di conti fra spacciatori di droga. I tre cadaveri sono stati poi bruciati, dando alle fiamme l’auto in cui si trovavano al momento dell’agguato.

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A distanza di quasi due anni i magistrati della Dda hanno disposto la riesumazione dei resti di Iannicelli, al fine di individuare tracce di altri proiettili che potrebbero essere sfuggite al primo esame autoptico.

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Ma nessun nuovo elemento sarebbe stato individuato dopo la riesumazione. L’eventuale rinvenimento di un bossolo di diverso tipo rispetto a quelli già schedati dopo il primo sopralluogo, sarebbe stata una prova decisiva. Secondo la ricostruzione degli investigatori del Ros, gli esecutori materiali del triplice omicidio potrebbero essere due.

Non un solo killer, ma due sicari sarebbero entrati in azione per l’atroce esecuzione, che non ha risparmiato neanche il bimbo di 3 anni. Sono diversi gli indizi convergenti che confermerebbero tale ipotesi.

I DETTAGLI SUI DUE ARRESTI PER LA STRAGE

Ma le verifiche scientifiche sul cadavere di Iannicelli avrebbero provato l’utilizzo solo di una pistola. Il che cozza con l’ipotizzata presenza di due sicari, che, tra l’altro, avrebbero agito in concorso con altri due soggetti.

Sulla scena dell’efferato crimine, dunque, si trovavano almeno quattro persone. A tale conclusione i pm della procura antimafia sarebbero pervenuti assemblando più indizi. Due delle quattro persone sospettate sono state già arrestate dieci giorni fa.
Si tratta di Cosimo Donato e Faustino Campilongo, accusati di concorso in omicidio. Entrambi conoscevano Iannicelli, perché in precedenza suoi alleati nel giro di droga da spacciare nella Sibaritide.

Per questo sarebbe stato facile per i due attrarre la vittima predestinata nella trappola mortale. I militari dell’Arma ritengono di aver identificato pure il mandante della strage di Cassano, ma ancora non ci sarebbero elementi sufficienti per inchiodarlo. Per questo si continua ad indagare alacremente. Ma la seconda e ultima svolta al caso dell’uccisione del piccolo Cocò, dovrebbe essere solo una questione di tempo.

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