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REGGIO CALABRIA – Il consigliere regionale della Calabria Antonio Rappoccio ha ricevuto un avviso di garanzia emesso dalla Procura generale di Reggio in cui s’ipotizzano i reati di associazione per delinquere, truffa e peculato.   La Procura generale aveva avocato, nelle scorse settimane, l’inchiesta condotta dalla Procura della Repubblica a carico di 17 persone coinvolte, a vario titolo nell’inchiesta che ha già portato al rinvio a giudizio, per corruzione elettorale, di Rappoccio, componente del gruppo Insieme per la Calabria-Scopelliti presidente, in quota Pri.   

L’avvocato generale dello Stato Francesco Scuderi, che ha avocato le indagini, contestualmente all’emissione dell’avviso di garanzia, ha disposto una serie di perquisizioni, effettuate nei giorni scorsi dalla guardia di finanza, a carico di Rappoccio e di altre cinque persone, Luigi Mariani, Domenico Lamedica, Maria Antonia Catanzariti, Elisa Campolo e Loredana Tolla. I finanzieri hanno perquisito anche l’ufficio di Rappoccio al Consiglio regionale e quello del gruppo del Pri.   Rappoccio è indagato per associazione per delinquere perchè, secondo l’accusa ipotizzata dalla Procura generale, avrebbe posto in essere una serie di condotte «che gli consentissero, in occasione del rinnovo del Consiglio regionale del 2010, di essere eletto, così come avvenuto, nonchè di tentare di fare eleggere al Consiglio comunale di Reggio, nel maggio 2011, Elisa Campolo, che, pur non venendo eletta, otteneva un gran numero di voti, ed infine di disporre di un congruo ‘serbatoio’ di voti in vista delle prossime elezioni per il rinnovo del Parlamento nazionale».   Inoltre l’esponente politico, in concorso con altri, e “attraverso la costituzione dell’ennesima società fantasma, la Sud Energia, e l’invio a numerose persone di lettere a firma del presidente del consiglio di amministrazione, con le quali si comunicava falsamente che quanto prima sarebbero state assunte a tempo indeterminato presso le ‘unità operative’ della società, indotto in errore un gran numero di elettori cui veniva promesso, in occasione delle elezioni comunali del maggio 2011, un posto di lavoro in cambio del voto a Elisa Campolo».   L’accusa di truffa, per la Procura generale, nasce perchè Rappoccio, insieme ad altri indagati, avrebbe indotto circa 850 persone a iscriversi, versando 15 euro, alla cooperativa Alicante ed a partecipare, dietro il pagamento di 20 euro, ad un concorso «superando il quale, a dire del Rappoccio e dei suoi correi, avrebbero avuto concrete possibilità di lavoro».

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