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NEL suo editoriale di domenica scorsa, Lucia Serino ci ha invitato a considerare come fisiologica l’attuazione di un “sistema delle spoglie”, cioè la nomina nelle postazioni chiave della burocrazia, e forse anche dell’economia pubblica regionale, di persone vicine o affini al nuovo governatore, Marcello Pittella.

Almeno in parte, la direttrice coglie un punto.

Tuttavia mi chiedo: Pittella ha nominato una giunta di qualificati assessori esterni al fine di sprovincializzare e di qualificare tecnicamente il governo regionale; bene, ma allora per nominare il dirigente sindacale Falotico, fratello dell’ex consigliere regionale Falotico e noto sostenitore dei Pittella, a Commissario Unico dei Consorzi di Bonifica regionali, era davvero necessario scomodare un Ottati?

Per una nomina di questo spessore, fatte ovviamente salve le qualità di dirigente sindacale di Falotico, sarebbe bastato mettere in giunta un Benedetto o un Braia. E forse perfino un Santochirico!

Al momento, i due atti più significativi della nuova legislatura regionale, il primo di competenza del Consiglio e il secondo della Giunta regionale, riguardano la norma Salva-Consiglieri su incompatibilità ed ineleggibilità, approvata in pochi minuti nella primissima seduta utile del Consiglio e, appunto, il commissariamento dei Consorzi di Bonifica, con una nomina che appare più clientelare che meritocratica.

Peraltro, l’ispiratore dei contenuti della Salva-Consiglieri, Mollica, ha sostenuto che non ci fosse, in realtà, alcuna urgenza di approvare questa legge sulle incompatibilità. Se così è, evidentemente Cifarelli, capogruppo Pd e presentatore ufficiale della proposta, nonché i due Presidenti, Pittella e Lacorazza, devono aver ritenuto che, nella logica dello stregone indiano, sia sempre preferibile aggiungere qualche goccia di arsenico alla pozione magica per avere maggiori certezze sull’esito della stregoneria!

Tornando al tema “sistema delle spoglie”, tale metodo sembra in effetti possedere una logica ragionevole nel caso di scelta fiduciaria di alcune figure dirigenziali dell’amministrazione: è sempre auspicabile un buon grado di coesione tra gli organi politici e i vertici dell’apparato burocratico. Invece, è alquanto dubbio, se non proprio deleterio, che le nomine in enti e società partecipate regionali debbano basarsi su questo approccio.

 Senza peraltro trascurare il fatto che nel nostro paese, dove come è noto quasi tutti i salmi finiscono in gloria, il metodo delle spoglie non di rado ha condotto alla nomina del cavallo di Caligola.

In verità questa regione, notoriamente flagellata dal familismo e dal clientelismo, non necessita di uno spoils system in moderna salsa Pittelliana ma, per rimanere all’italiano moderno, piuttosto di un “merit system”.

Il problema centrale per l’attuazione di un sistema di selezione basato sul merito è che una parte rilevante della coalizione di interessi che ha sostenuto Pittella, prima nella campagna per le primarie e poi in quella elettorale, è intrinsecamente conservatrice.

È pensabile che siano i Pittella, gli Antezza, i Robortella, i Falotico (e mi scuso se sto dimenticando altri importanti aggregati di potere politico-familiari di questa regione), ad avviare la rivoluzione meritocratica in Basilicata? Si deve ammettere che il quesito suona retorico.   

Tuttavia, a questo punto non mi resta che citare, con una certa ineleganza, la mia proposta di riforma del sistema delle società pubbliche operanti nel settore Acqua ed Energia, avanzata proprio sul Quotidiano di Basilicata alcuni mesi fa: è preferibile accorpare queste società e promuovere, al contempo, l’ingresso del capitale privato prevedendo in tempi medi, cioè una volta risanata e rilanciata la società, anche una quotazione in borsa.

Con la precisazione importante del prevedere comunque il mantenimento del controllo pubblico nella nuova società Multiutility. Questa precisazione credo mi consenta di superare la principale obiezione che mi ha mosso Piero Di Siena in un intervento, sempre su questo giornale, ovvero che la maggioranza di quote in mano privata sia incompatibile con il pronunciamento referendario sulle risorse idriche di qualche anno fa. Devo anche aggiungere che, a dire il vero, la previsione di una presenza maggioritaria per il capitale pubblico era già presente nella mia proposta originaria.

In sostanza, e più in generale, io non mi aspetto che un sistema di selezione delle nomine, in enti sub-regionali e società pubbliche lucane,  basato sul merito possa affermarsi, Pittella o non Pittella, in assenza di riforme di sistema che introducano maggiori elementi di mercato nel nostro modello regionale di socialismo burocratico, modello di recente integrato pure da qualche tratto populista.

Il ceto politico del Pd è in prevalenza scettico, se non proprio ostile, rispetto a queste ipotesi di riforma. Viene spontaneo dire: e ci credo! Da parte dei “resistenti”, talvolta ci si appella a misteriose norme europee (che peraltro non risulta abbiano bloccato in altre parti d’Italia, certamente non più arretrate della Basilicata, tali processi di riforme) talaltra alla priorità del “lavoro”. Quasi che bastasse invocarlo ripetutamente, il lavoro, per crearlo!

In conclusione, cari amici e compagni del Pd e caro Pittella, la festa è finita. Le mammelle della grande mucca della spesa pubblica improduttiva sono ormai svuotate e il sistema economico-sociale è esausto. Dunque, o cambiate o moriamo.   

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