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POTENZA – Quello partito a luglio dal centro Itrec della Trisaia di Rotondella era davvero un carico di uranio destinato oltreoceano. Inoltre «Italia e Stati Uniti hanno in programma di continuare a lavorare insieme per eliminare ulteriori quantità di materiale nucleare speciale per assicurarsi che non cada nelle mani dei terroristi».

Lo ha dichiarato da Washington l’ufficio stampa della Casa bianca in occasione dell’apertura del summit internazionale sulla sicurezza nucleare che è in corso a l’Aja.

«Il materiale – spiega la nota della Casa Bianca diffusa ieri mattina – si trovava in 3 strutture italiane della Sogin (la centrale Eurex di Saluggia, la centrale Ipu e Opec di Casaccia, e la centrale Itrec della Trisaia)».

«Sono stati rimossi – prosegue la nota – oltre 17 chili di uranio arricchito e plutonio, incluso materiale inglese e statunitense derivato da attività di ricerca e sviluppo in Italia».

Attività di ricerca come quella che veniva svolta a Rotondella nell’impianto ex Itrec ora gestito dalla Sogin, da dove risulta prelevato poco meno di un chilo di combustibile nucleare.

L’accordo tra Stati Uniti e Italia per la rimozione del materiale trasportato in America la scorsa estate risaliva al 2012 ed era stato sottoscritto dal presidente Barack Obama e dall’ex premier Mario Monti, al summit di Seul, dove era stata stilata una prima lista di materiali da rispedire oltreoceano.

Di tutto l’inventario di materiale nucleare stoccato all’Itrec i tecnici si erano concentrati solo su quello “non irraggiato”, che vuol dire “fresco”, attivo, non “esausto” come le barre arrivate quarant’anni fa per essere rigenerate, cosa che poi di fatto non è mai avvenuta. Così almeno è andata a Rotondella, mentre a Saluggia, in provincia di Vercelli, e a Casaccia, vicino Roma, hanno deciso di prendere l’uno e l’altro, classificato come “scoria”.

Di fatto per realizzare una bomba atomica bastano solo dieci chili di uranio arricchito come quello che è stato prelevato all’Itrec.

Anche se uno è già andato a Rotondella ne resterebbero almeno altri 12, senza contare quello che si potrebbe estrarre dalle barre immerse da quarant’anni nella vasca dell’ex centro di ricerche.

Motivo per cui è probabile che nei prossimi mesi seguiranno almeno altri due viaggi del tipo di quello che si è svolto quest’estate.

E le 64 barre “esauste” provenienti dalla centrale di Elk River? Per il momento non se parla, ma proprio ieri dopo la diffusione dei comunicati a margine del summit dell’Aja è tornato a farsi sentire il comitato No Scorie.

In occasione della visita di Barack Obama in Italia che è prevista nei prossimi giorni gli ambientalisti hanno ribadito l’intenzione di chiedere al presidente americano il loro rimpatrio.

«Sempre che le istituzioni italiane e Renzi siano destinate a chiederlo».

 

l.amato@luedi.it

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