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CATANZARo – Dopo aver dichiarato quattro capi d’accusa estinti per prescrizione la Corte d’appello di Catanzaro ha quasi dimezzato la pena inflitta in primo grado a un imprenditore di Cutro (Crotone), Leonardo Le Rose, già condannato a quattro anni di reclusione e 800 euro di multa dal tribunale collegiale di Catanzaro, che lo aveva ritenuto colpevole dei reati di usura ed estorsione.

 Oggi i giudici di secondo grado (presidente Giancarlo Bianchi, consiglieri Gianfranco Grillone e Ippolita Luzzo) hanno riformato la prima sentenza emessa il 18 marzo del 2010 e, dopo aver dichiarato il non doversi procedere per i quattro capi prescritti, hanno rideterminato la pena in 2 anni e 8 mesi di reclusione e 533 euro di multa, revocando inoltre le pene accessorie inflitte all’imputato e la confisca per equivalente di 21.690 euro, ritenuti provento dei reati contestati, disposta con quella decisione impugnata dal difensore di Le Rose, l’avvocato Luigi Colacino. Resta fermo, invece, il risarcimento del danno all’uomo che l’imputato avrebbe vessato, un imprenditore di Soveria Simeri (Catanzaro) costituito parte civile con l’avvocato Eugenio Battaglia, quantificato in 30.000 euro. 
Le Rose, secondo le accuse, nel 2002 aveva prestato dei soldi alla sua vittima in almeno tre diverse occasioni, per un totale di circa 150.000 euro, chiedendogli la restituzione a tassi di interesse usurari. Il primo prestito di 50.000 euro, infatti, nel giro di pochi mesi era lievitato a 70.000 euro da restituire. Il debitore era riuscito per un lungo periodo a corrispondere quanto dovuto, ma poi, non riuscendo più ad onorare un impegno che lo aveva strangolato, si era rivolto alla Polizia sporgendo denuncia, e gli investigatori lo avevano seguito all’appuntamento che, il 9 ottobre del 2003, questi aveva con il suo aguzzino per pagare una tranche di quanto dovuto. Al momento di ritirare il denaro per Le Rose erano scattate le manette.
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