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CATANZARO – La presenza di ossido di ferro e acciaio inossidabile segnalata nelle fiale del vaccino “Meningitec” non poteva che gettare nel panico migliaia di genitori anche in Calabria. E se a Catanzaro la Procura della Repubblica si è già mossa ad ottobre, spedendo gli ispettori della sezione di Polizia giudiziaria del Nisa a sequestrare centinaia di fiale sospette, che si trovavano nella disponibilità di Asp, farmacie e altre strutture sanitarie abilitate a somministrare il medicinale in questione sul territorio, nel cosentino c’è ancora chi reclama analoga iniziativa da parte dell’autorità giudiziaria competente. 

Tuttavia, al di là di un fascicolo aperto contro ignoti dal sostituto procuratore della Repubblica di Catanzaro, Paolo Petrolo, per il reato di “commercio o somministrazione di medicinali guasti o imperfetti”, di risposte certe gli utenti, ad oggi, non ne hanno avuto. Nè dall’Agenzia italiana del Farmaco, che si era affrettata a ritirare le fiale in commercio, sulla scia di una segnalazione ricevuta dalla ditta incaricata, senza fornire spiegazioni neanche ai sanitari preposti a somministrare il vaccino, né dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, che non ha ancora disposto la consegna delle fiale sequestrate ad un centro specializzato, al fine di fare verificare con certezza l’origine di quel “corpo estraneo color arancio rossastro” ravvisato all’interno delle fiale del vaccino “incriminato” e al momento identificato come ossido di ferro e acciaio inossidabile.
Di questo, almeno, aveva parlato la stessa Aifa (Agenzia italiana del farmaco), quando, lo scorso 13 ottobre, sul sito istituzionale, aveva elencato tutti i lotti contaminati, “guardandosi bene”, tuttavia, dallo specificare i rischi e gli effetti che tale contaminazione potrebbe avere sui pazienti ai quali è stata somministrata la prima dose, neonati compresi, tra gennaio 2013 e settembre 2014. 

Da parte dell’Aifa, infatti, c’era stato solo uno stringato comunicato, tra le cui righe spiegava che “il provvedimento si è reso necessario poiché la ditta (…) ha segnalato all’interno delle fiale la presenza di corpo estraneo color arancio rossastro, identificato come micro residui metallici, e che non sembrano emergere evidenze di reazioni avverse ricollegabili al difetto di qualità dei lotti ritirati in Italia”. Da parte della Procura, il silenzio. Tra i cittadini calabresi, il panico e l’appello disperato ad avere risposte su quell’improvviso ritiro del farmaco dal commercio, rispetto al quale adesso toccherà al sostituto procuratore, Paolo Petrolo, scoprire la verità.

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