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SONO pronti a tutto, anche a paralizzare il traffico sulla complanare alla Statale 7, per impedire ai mezzi di entrare ed uscire dall’impianto della “Ila Laterizi Srl”, già Ila Valdadige fino al 2012, oggi probabilmente un ramo della più blasonata azienda veronese. Lo faranno già da stasera, se oggi entro le 14 non arriverà lo stop ufficiale. Nella fabbrica non entreranno neppure gli operai.

Sono i residenti del borgo Venusio, che ormai da quattro giorni presidiano a turno, anche di notte, l’ingresso dell’impianto per la produzione di laterizi, che dalla notte del 13 febbraio ha iniziato a bruciare in un altoforno il micidiale petcoke, derivato ultimo della distillazione del petrolio, con un forte potere termico, pari almeno al suo impatto sull’ambiente.

I cittadini, dopo aver avvertito il chiaro odore acre diffuso nell’aria, già con l’altoforno in fase di startup, hanno immediatamente avviato la protesta dura e determinata. Chiedono la sospensione e poi la revoca dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia), concessa dalla Regione nell’agosto del 2010, ed oggi sfruttata senza un controllo preventivo sullo stato dell’impianto. Con loro ci sono anche i sindacati, che tutelano la salute dei 67 dipendenti dell’impianto, chiedendo l’installazione di centraline interne, per monitorare la salubrità dell’ambiente di lavoro.

L’Ila Valdadige, oggi Ila Laterizi, opera in quell’area da circa 40 anni, utilizzando come combustibili prima il carbone poi il metano. Impiega in pianta stabile circa 30 lavoratori, metà della platea originaria, tra contratti a stipendi ridotti e Cassa integrazione ciclica. Da luglio 2013 a fine gennaio 2014 l’impianto è rimasto fermo, salvo poi ripartire per avviare dopo due settimane la prova con il nuovo combustibile a costo zero, anzi con utili di produzione per lo smaltimento.

Borgo Venusio, con i suoi 500 residenti, dista dall’impianto solo 575 metri. Lo dicono i rilievi planimetrici, lo conferma la misurazione pratica, fatta ieri mattina dagli attivisti di Legambiente, capeggiati dal disaster manager Pio Acito, i quali armati di metro lineare hanno raggiunto la prima casa abitata del borgo. La legge dice che l’impianto dovrebbe stare a un minimo di mille metri, ma ciò non significa che a 1.100 non si inquini, figuriamoci se la distanza è metà.

«Non c’è una distanza giusta per essere avvelenati. -ha precisato Acito- Matera è praticamente circondata da punti critici, tra l’Italcementi, la Valdadige e la zona industriale, oltre alla mole di smog presente sia in città, che lungo la trafficatissima Statale 7, che passa davanti a Venusio. Ecco perchè il tasso di mortalità per tumori in città sfiora il 50%, contro il 15% della media nazionale». Poi Acito affonda: «E’ fuori dubbio che si immettono nell’aria sostanze inquinanti e probabilmente, per ottenere l’Aia del 2010, la Valdadige ha fornito dati falsati. La magistratura è stata interessata e deve indagare, mentre il sindaco Adduce ha pieni poteri per fermare la combustione del petcoke, in forza di ragioni di tutela sanitaria; come chiude un fontanino perchè c’è mercurio nell’acqua, così ferma la Valdadige, basta volerlo». I cittadini, che ieri hanno interessato anche l’arcivescovo Ligorio, bocciano la richiesta di revisione già inoltrata dal Comune alla Regione per restringere i limiti dell’Aia, pretendono la revoca. Il 29 gennaio è stato presentato un esposto alla Procura della Repubblica, mentre il 14 febbraio è scattata la denuncia, accompagnata da foto molto eloquenti, al comando provinciale del Corpo forestale.

Gli inquinanti che escono da quei camini, alti circa 5 metri, arrivano ovunque: nelle vicine aziende zootecniche, su ortaggi e cereali a poche decine di metri, nel ristorante aperto a 150 metri e nel centro commerciale, distante appena 250 metri e persino in città. Un’autentica polveriera ambientale. I cittadini che animano il presidio, tra cui Vito Tataranni, Nicola Perniola, Cosimo Rizzi, Nicola Montemurro e Adriano Bianchini sono pronti a giurare che anche sabato notte, da que camini è uscito fumo nerastro e acre, complice la nebbia ed il buio che lo nascondeva. Fermare la combustione di petcoke è una priorità assoluta.

a.corrado@luedi.it

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