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POTENZA – Questa volta, sarebbe solo l’ultima di una serie, il presidente dell’Ordine degli ingegneri di Matera non ha atteso nemmeno che l’ennesimo esposto anonimo sul suo conto arrivasse ai giornali. Appena ricevuta la sua copia si è messo alla scrivania e ha scritto a tutti i destinatari indicati nell’intestazione per spiegare le sue ragioni.
Riecco i corvi sui cieli della città dei Sassi. Questa volta a farne le spese è stato Mario Maragno che ha deciso di rispondere per le rime a quella che definisce «un’infamante anonoma segnalazione di un sedicente gruppo di ingegneri e architetti».
Nel mirino del suo delatore, inteso in senso tecnico, sono finiti alcuni incarichi ricevuti come consulente tecnico d’ufficio dal Tribunale di Matera. Incarichi a cui il diretto interessato tiene a evidenziare che andrebbero sommati quelli ricevuti «anche dalla Corte d’appello di Potenza».
Nella sua lettera Maragno spiega di essere diventato oggetto di denunce come questa, «peraltro non difficilmente attribuibile», soprattutto dopo aver assunto il ruolo di presidente dell’Ordine degli ingegneri di Matera. Motivo per cui in tempi recenti sarebbe stato oggetto di uno scrupoloso accertamento fiscale da parte della Guardia di finanza sempre sugli stessi incarichi, precisandone «periodi, compensi, rimborsi spese e ritenute fiscali».
«In quella occasione – spiega Maragno – veniva ulteriormente chiarita, allegandovi apposite circolari ministeriali, la totale autonomia e insindacabilità del giudice nel conferire i predetti incarichi al suo ausiliare».
Poi aggiunge che da ex dipendente della Soprintendenza per le belle arti e il paesaggio dato che è in pensione solo da qualche mese, ha sempre provveduto a informare la direzione.
«Ogni qualvolta dovevo assentarmi dall’ufficio per il tempo strettamente necessario al giuramento, pur potendolo non fare trattandosi di incarichi giudiziari, avvertivo sempre il dovere di timbrare l’uscita e l’entrata, a titolo di permesso personale da recuperare o da compensare con straordinari non retribuiti. Basta appurare i tabulati elettronici della segreteria personale».
L’ingegnere sostiene che «non vi erano mai particolari motivi di incompatibilità o conflittualità, trattandosi generalmente di contenziosi che non riguardavano autorizzazioni o attività rientranti nella sfera dei compiti istituzionali, ma aspetti prettamente tecnici, ovvero contenziosi in materia di appalti pubblici dove venivano espressamente richieste dal giudice terzietà di posizione e specifica competenza».
«Diventa davvero difficile per l’attento e assiduo delatore e per chi da tempo alimenta questo clima denigratorio – prosegue Maragno – capire che tali incarichi, forse, potrebbero essere attribuibili anche alla considerazione che il sottoscritto ha maturato nei giudici, non ultimo proprio in virtù della sua esperienza e indipendenza di giudizio quale funzionario pubblico».
«Ancora più difficile – e conclude – riconoscere anche i meriti altrui, tant’è che non solo viene tendenziosamente denigrata e disconosciuta la mia competenza, ma l’origine di tali incarichi viene fatta risalire a presunte “raccomandazioni”. Probabilmente mia moglie? Dipendente del Tribunale di Matera, già in altre occasioni delatorie e di pettegolezzi gratuitamente chiamata in causa come procacciatrice di incarichi o fonte di raccomandazioni, che giammai ha voluto interferire in queste cose, ben consapevole degli evidenti rischi e chiacchiericci cui andava incontro.»
Maragno saluta scusandosi «per il fastidio» procurato ai destinatari della sua lettera. E «nel dire basta a tali continue maldicenze» annuncia azioni legali. Ovviamente contro anonimi. La caccia al corvo degli ingegneri finisce dove tutto sembra essere iniziato: il Tribunale di Matera.

l.amato@luedi.it

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