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LAMEZIA TERME – La prova del Dna avrebbe accertato che i resti umani ritrovati a luglio scorso apparterrebbero al giovane Antonio Dattilo, scomparso il 12 maggio del 1996.

IL RITROVAMENTO DEI RESTI E I PRIMI SOSPETTI

I medici legali avrebbero depositato gli esiti del Dna prelevato sui familiari del giovane ai magistrati della Dda di Catanzaro e, pure se manca l’ufficialità, avrebbero confermato che lo scheletro ritrovato in una zona di campagna sarebbe Antonio Dattilo. Quindi un caso di lupara bianca verso la soluzione a 19 anni e mezzo di distanza.

A luglio scorso infatti uno degli ultimi collaboratori di giustizia avrebbe indicato alla Squadra mobile della questura di Catanzaro il luogo del ritrovamento, una zona di campagna non molto distante dal luogo dove furono trovati i resti (il 25 aprile del 2008 a 12 anni di distanza dalla sua sparizione avvenuta il 12 dicembre del 1996) del fotografo Gennaro Ventura, i cui resti furono trovati sotto il pavimento di un vecchio casolare di campagna in località Carrà – Frasse. A ritrovare i resti del fotografo fu il proprietario del casolare. Emerse che il fotografo fu ucciso ma, a parte il ritrovamento, ancora non è stata fatta luce su quell’omicidio. I casi di Dattilo e Ventura (di cui si occupò anche la trasmissione “Chi l’ha visto?) quindi avvenuti nello stesso anno e a distanza di sette mesi uno dall’altro.

Un elemento che potrebbe essere utile per collegare le due scomparse. Su questo sta indagando la Squadra mobile di Catanzaro con il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro visto che sul caso – dopo che i poliziotti della Mobile hanno lavorato molto sui riscontri recuperando anche il fascicolo e quindi gli esiti delle indagini del 1996 sulla sparizione di Dattilo – ci sarebbe la firma della criminalità organizzata lametina. Il collaboratore di giustizia dovrebbe aver fornito il movente e la fasi della sparizione di Dattilo. Il giovane sarebbe stato ucciso e probabilmente seppellito e forse anche legato con una corda dal momento che sul luogo del ritrovamento sarebbero stati trovati dei pezzi di corda.

Il tutto comunque dovrà essere confermato dagli inquirenti che sul caso mantengono uno stretto riserbo anche perché le indagini sono in corso e presto il tutto dovrebbe essere ufficialmente confermato. Ma sembra non ci siano dubbi sull’appartenenza dei resti ritrovati in una zona di campagna dove, fra l’altro, in una zona non molto distante anche altri collaboratori di giustizia (ex appartenenti alla cosca Giampà) indicarono questa vasta area di campagna fra vigneti e uliveti dove sono state occultate e ritrovate armi. Del giovane Antonio Dattilo non si seppe più nulla dal 12 maggio del 1996 (un testimone raccontò di averlo visto quel giorno di 19 anni fa su corso Nicotera) e dovrà essere anche chiarito chi per quale motivo decise la sua sparizione e quindi la sua eliminazione.

Un caso di lupara bianca come tanti avvenuti a Lamezia negli ultimi 30 anni e mai risolti. Non si sono avute più notizie della sparizione di Giuseppe Bertolami, imprenditore agricolo sequestrato il 12 ottobre del 1983 e mai più ritrovato. Era l’epoca dei sequestri di persona a Lamezia e in Calabria. Altri casi non risolti sono quelli di Giuseppe Montesanti scomparso il primo maggio del 1984 e dei coniugi D’Elia – Iannazzo scomparsi il 24 settembre del 1993. Poi la scomparsa nel 1996 di Dattilo e del fotografo Ventura fino ad arrivare al 21 ottobre del 2003 con la sparizione di Fernando Vecchi.

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