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Giulia Colangelo è una eccellenza della Basilicata. Con Giulia finisce una dinastia di proprietari terreni di Stigliano che prima coltivavano grano e poi hanno deciso di coltivare  anche i pistacchi.

Nel 1991, l’allora Rettore dell’Università di Atene, durante una visita nel territorio di Stigliano, consiglia di iniziare una produzione di pistacchio della varietà prodotta in Grecia.

 Innocenzo Colangelo, fratello di Giulia, inizia questa nuova avventura spiegando, in famiglia, che poco interessa se sarà un investimento buono o cattivo: interessa credere fortemente nella terra e in questa Terra. Giulia me lo racconta  emozionata perché Innocenzo è volato via, improvvisamente, a dicembre, e rimane solo lei, l’unica a continuare questa tradizione familiare e il nipote Vincenzo.

Il pistacchio era coltivato e ben conosciuto nella Grecia classica anche se molti attribuiscono agli Arabi l’arrivo di questa pianta, in Sicilia.

In Sicilia, esso nasce spontaneamente nelle fratture del terreno vulcanico dell’Etna da secoli; qui, in Basilicata, è arrivato nel 1992 ma la sua coltivazione è diventata la più grande in Italia in pochissimo tempo.

Nella valle dei pistacchi, sulla sponda del fiume Sauro che divide il territorio di Stigliano da quello di Aliano, abbiamo conosciuto e imparato, ascoltato storie intense  e riferite a quel passato durante il quale, in Basilicata, esisteva una borghesia produttiva e illuminata. Una borghesia pronta a scommettere su innovazione, una innovazione che aveva in considerazione  l’esperienza e l’amore per la madre Terra.

Oggi, la coltivazione è in espansione: nuovi ettari sono stati riempiti di un’altra varietà di pistacchio, più verde e somigliante a quella di Bronte e Adrano.  Inaspettato scoprire che proprio dalla Sicilia vengono ad acquistare i pistacchi in Basilicata!

Il pistacchio ha un albero maschio e uno femmina; il maschio impollina ben 7 femmine e, dunque, per coltivarlo bisogna piantare minimo un  maschio e sette femmine.

Dal pistacchio vengono fuori frutti dal colore rossastro e dentro il frutto varia dalle tonalità del beige al verde.

La visita si è conclusa con un pranzo a base di pistacchi, dall’antipasto, ai dolci e ai gelati che hanno reso questa giornata di viaggio particolare e indimenticabile.

Ci siamo allontanati dall’Azienda agricola Grancia un pochino malinconici e con l’immagine del volto bellissimo e raffinato e indimenticabile di Giulia Colangelo.

Unica nota stonata: Sergio Ragone, uno degli ideatori e organizzatori di Restartsud, è allergico al pistacchio.

Ha trascorso la giornata chiuso in macchina inghiottendo antistaminici  mentre bolle rosse rivestivano le sue braccia.

Restartsud è un’idea fantastica e consente a noi storytellers di emozionarci e vivere, in ogni tappa, una sorta di catarsi che ci rende migliori. In fondo, cos’è un viaggio se non una grande catarsi? E il verde non è solo il colore del pistacchio ma è anche quello della speranza. E qui in Basilicata ne abbiamo tanto bisogno!

 

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