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MATERA – Tutto il Consiglio comunale fa suo il dossier con il quale Matera pone la sua candidatura a capitale europea della cultura nel 2019. E’ questo il dato politico significativo che emerge dal dibattito con il quale il Comune, all’unanimità, come è scritto nella delibera,  “prende atto e condivide il dossier di candidatura varato dal Consiglio di amministrazione del Comitato Matera 2019, impegnandosi tra l’altro a definire con le istituzioni competenti la programmazione degli interventi infrastrutturali e le modalità di finanziamento”. La stessa opposizione, attraverso le parole del capogruppo consiliare Adriano Pedicini,  annuncia che, in nome di un obiettivo comune, “sarà messa da parte ogni critica affinché si possa procedere nella direzione che questa opportunità ci riserva”. La ragione? “Quando si sta per fischiare l’inizio della partita non resta che tifare e sperare nel risultato positivo.

Per tale motivo credo che i nostri parlamentari, fuori dalle linee generali dell’appartenenza a partiti e movimenti, debbano essere all’unisono coinvolti in questa missione fondamentale per il futuro di Matera e della Basilicata”.

Parole che mettono le ali al discorso che il sindaco Salvatore Adduce pronuncia a un consiglio mai, come oggi, compatto. “Il tempo della sfiducia e del fatalismo appartiene al passato”. Da Matera  giunge “una lezione che deve valere per tutto il Mezzogiorno”.  E il messaggio non è diretto soltanto ai cittadini (“ai quali proporremo di rigenerare insieme la città”) ma a tutta l’Europa: “Matera e la Basilicata vogliono annunciare all’Europa che un altro Sud è possibile”.

Nel presentare la candidatura della città a capitale europea della cultura, il sindaco Salvatore Adduce usa le parole e i toni che si addicono a un momento storico. E si spinge ad affermare che quello messo in moto dalla candidatura è “un processo inarrestabile”. A Matera, aggiunge, si respira uno “straordinario clima di mobilitazione sociale che ha contaminato l’intera Basilicata”.

Ma in che cosa consiste l’originalità del modello materano, un’originalità tale da giustificare la pretesa della città a candidarsi come capitale? Eccolo:  la città rappresenta “l’esperienza unica di una comunità che ha saputo affrontare la terribile questione dell’inabitabilità della propria bellissima città”.  E ciò “ci consente di raccontare al mondo intero che da una grande emergenza è possibile assicurare, attraverso una programmazione intelligente, nuova ospitalità ad un’intera popolazione”.  Matera, ricorda Adduce “è la città del rovesciamento, la città resiliente che ha saputo sconfiggere la sua condizione negativa, risollevandosi grazie alla cultura e ad un sapere antico, fatto di segni ma soprattutto di pratiche sostenibilita”.

Ma come si è giunti a questo punto? Adduce ricostruisce la storia di quest’ultimo mezzo secolo.

Comincia da Pasolini “che 50 anni fa scelse Matera per ambientarvi il Vangelo secondo Matteo in virtù di  quel connubio eccezionale di natura e cultura… che l’Unesco ha dichiarato patrimonio dell’umanità”.  E come si presentavano all’epoca i Sassi? “Deserti e spettrali per gli effetti di una legge che nel 1952 aveva sancito la vergogna nazionale delle condizioni di vita degli abitanti degli antichi rioni imponendo lo spostamento coatto di migliaia di persone ai nuovi quartieri della città laboratorio. Un esodo biblico, che aveva segnato profondamente il cuore della comunità…Matera si poteva perdere”.  E invece, “grazie alla mobilitazione nazionale di personalità della cultura, alla battaglia di civiltà che i giovani materani del circolo culturale “La Scaletta” immediatamente ingaggiarono, difendendo e valorizzando l’identità e la storia del nostro sito e ritornando pian piano ad abitare i Sassi, quel processo venne invertito e, nel giro di pochi decenni, Matera è riuscita a riscattarsi diventando, anche per lo straordinario programma di recupero avviato all’inizio degli anni novanta e reso possibile dalla legge 771 del 1986, il primo sito patrimonio Unesco del nostro Mezzogiorno”.

E il futuro? Adduce spiega che “Matera, città accogliente e vitale è al centro di un vastissimo agro che rinsalda, non solo concettualmente, l’assonanza “cultura-coltura”, dando valore alla biodiversità e ad un nuovo modo colto e consapevole di lavorare oggi la terra”. E il Comune  conferma “l’impegno civico a favore dell’agricoltura, quale settore strategico nel panorama economico”. Ma è la “cultura il fondamento sul quale possiamo costruire tutti insieme un nuovo modello di sviluppo perché dà corpo ed anima ad ogni settore produttivo”.

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