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MELFI – Si è conclusa da poco la missione in Africa di mons. Gianfranco Todisco, vescovo della diocesi di Melfi, Rapolla e Venosa. La visita pastorale in Tanzania è durata un paio di settimane durante le quali mons. Todisco ha toccato da vicino la difficile realtà missionaria di quegli stituti religiosi che operano a contatto quotidiano con uno dei paesi più poveri del mondo.
Il vescovo di Melfi è stato a Dodoma, capitale amministrativa della Tanzania, e a
Kybaigwa, dove le Sorelle Misericordiose hanno fondato un istituto per la formazione missionaria e di aiuto alle famiglie. Nell¹istituto di Dodoma sono
attive quattro suore, due novizie ed una postulante, mentre nell’istituto di
Kybaigwa donano la loro opera di bene, da sette anni, quattro suore, di cui una
locale e altre di origine filippina. Oltre a collaborare nella pastorale parrocchiale che gestisce una scuola di taglio e cucito ed una scuola materna,
dall’inizio di quest’anno hanno preso la gestione di un ostello che ospita ben
centonovantasei ragazze di scuole superiori, provenienti da diversi villaggi
limitrofi. A queste, in una struttura a parte, si uniranno presto altre trenta
giovani, che si preparano per l’esame di ammissione all’Università. L’attenzione del vescovo Todisco nei confronti delle Sorelle Misericordiose, Congregazione sorta ad Atella nel 1942 ad opera di Madre Francesca Semporini e
Padre Achille Foschi, con Casa madre in Rionero in Vulture, è legata al fatto
che la Congregazione è di “diritto diocesano”, e pertanto il vescovo ha il
dovere di seguirne le attività ed incentivarle.
Lo scorso anno ­ confida con soddisfazione mons. Todisco ­ proprio la scuola materna che le Sorelle Misericordiose gestiscono a Dodoma, ha ottenuto il più
alto riconoscimento nella capitale, per la qualità dell’insegnamento impartito
ai bambini, e per l¹impegno profuso a favore della popolazione più bisognosa.
La Tanzania, lo ricordiamo, è uno dei Paesi più poveri del mondo. Il reddito
annuo pro capite è di circa 220 dollari. Il 60% della popolazione è privo dell’elettricità e il 40% dell’acqua potabile. Il 60% della popolazione sopravvive con meno di 2 dollari al giorno. Negli ultimi anni si è tuttavia
registrata una crescita contenuta ma costante permessa dalla stabilità politica.
L’economia dipende in gran parte dall’agricoltura, che pesa per circa il 60%
del prodotto interno, e costituisce l’85% delle esportazioni mentre impiega l’80% della forza lavoro. Le condizioni geografiche e climatiche limitano i campi coltivati al 4% del territorio. Le grandi risorse naturali come giacimenti d’oro e i parchi nazionali non sono sfruttate appieno e generano poco reddito.
In Tanzania, il tasso di mortalità nei primi 5 anni di vita nel 2006 era di
118 ogni 1.000. La speranza di vita alla nascita nel 2006 era di 50 anni.
Negli adulti tra i 15 e i 60 anni il tasso di mortalità nel 2006 era di 518 su
1.000 maschi e 493 su 1.000 femmine.

La causa principale di morte nei bambini che sopravvivono al periodo neonatale
è la malaria. Per gli adulti è l’AIDS. Altre cause di morte in meno nei bambini
sono la polmonite e la diarrea. Dati del 2006 mostrano che il solo il 55 per cento della popolazione aveva accesso a fonti di acqua potabile e il 33 per cento aveva accesso a servizi igienici adeguati. In queste difficili condizioni il 35 % della popolazione professa la fede cattolica (comprendendo cristiani e protestanti), mentre l’altro 35 % è di fede islamica. Nel 2006 la popolazione stimata era di circa 38.329.000 abitanti, con un tasso di crescita annuo intorno al 2 per cento. La distribuzione della popolazione è molto eterogenea, con densità variabili da 1 persona per chilometro quadrato nelle regioni aride, a 51 per chilometro quadrato sugli altopiani umidi, fino
ai 134 per chilometro quadrato dell’isola di Zanzibar. La popolazione è costituita da più di 120 differenti etnie, di cui i Sukuma, i Nyamwezi, La maggior parte dei Tanzaniani, tra cui ad esempio i grandi gruppi etnici dei Sukuma e dei Nyamwezi, sono popoli bantu (almeno dal punto di vista linguistico). Tra i popoli nilotici si includono i nomadi Maasai.
Mons. Todisco è da otto anni vescovo della diocesi di Melfi – Rapolla – Venosa
ed ha una grande esperienza di missionario. E’ stato in Canada, nella diocesi
di Toronto, tra gli emigrati italiani e spagnoli, per dodici anni, e per oltre
nove anni in Colombia, nella diocesi di Garzòn, una realtà di grande difficoltà
di soptravvivenza. Attualmente ricopre la carica di membro della Commissione Episcopale per l’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione tra le Chiese.

Chiara Lostaglio

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