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POTENZA – Sono stati rimossi ieri mattina i sigilli dal capannone della Maglione Logistica e Trasporti S.r.l. nell’area industriale di San Nicola di Melfi.
A disporlo è stato il pm Francesco Diliso, titolare del fascicolo a carico del patron del Melfi aperto a seguito di una segnalazione in procura da parte dell’Agenzia delle entrate.
«Come anticipato fin dall’applicazione della misura cautelare – spiegano gli avvocati Carmine Ruggi e Fabio Di Ciommo – la società, che ha continuato ad operare nei giorni scorsi senza patire particolari problematiche, ha rateizzato già nel 2011 con l’Agenzia delle Entrate, l’intera debitoria ed i pagamenti risultano attualmente regolari».
Con questo, venute meno le esigenze cautelari, al pm non è rimasto che tornare sui suoi passi e chiedere il dissequestro.
Maglione resta comunque indagato per un omesso versamento Iva da 1 milione e 200mila euro, che risale agli anni 2009 e 2010, più un altro milione e 200mila euro riferito alla Automotive srl (ceduta nel frattempo ad acquirenti d’oltreoceano) per cui quest’estatate è scattato un sequestro per equivalente sui suoi conti correnti, e pende ancora un ricorso cautelare.
Ma il gruppo Maglione resta «solido» sia a livello patrimoniale che finanziario, evidenziano i legali del presidente dei gialloverdi, che è anche «prossimo alla realizzazione di nuovi ed importanti progetti imprenditoriali».
Si parla, in particolare, di una nuova importante commessa da parte di Fiat-Sata, legata all’avvio della produzione dei nuovi mini Suv a marchio 500 e Jeep. Una commessa che dovrebbe consentire l’assunzione a breve di diverse decine di nuove unità, che di questi tempi suona quasi come manna calata dal cielo.
L’omesso versamento dell’Iva è un reato previsto dalla legge di riforma della materia, che risale al 2000, e punito con condanne da 6 mesi a 2 anni, ma solo nel caso in cui la somma superi la soglia dei 50mila euro.
Da tempo è in corso anche un acceso dibattito sulla sua depenalizzazione per legare le sanzioni previste dal codice di procedura penale solo ai «comportamenti fraudolenti, simulatori o finalizzati alla creazione e all’utilizzo di documentazione falsa». Mentre l’omesso versamento viene considerato sempre più un reato di “necessità” per tanti imprenditori alle prese con i soldi che mancano e costretti a scegliere se onorare i debiti col fisco che loro stessi hanno segnalato, compilando correttamente bilanci e dichiarazioni varie, o pagare fornitori e gli stipendi ai lavoratori.
Il sequestro dei beni del patron del Melfi rientra in una serie di accertamenti avviati dalle Fiamme gialle dopo le segnalazioni inviate in Procura dall’Agenzia delle entrate, rispetto in particolare al mancato versamento dell’Iva, da parte di numerosi imprenditori sia in provincia di Potenza che di Matera.

l.amato@luedi.it

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