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CATANZARO –  E alla fine la decisione tanto attesa sul futuro dei corsi di laurea di Medicina e Chirurgia è arrivata. Dopo le polemiche dei mesi scorsi i giudici del Tribunale amministrativo di Catanzaro hanno respinto il ricorso presentato dall’Università “Magna Graecia” del capoluogo contro la decisione della Regione di istituire alcuni tirocini dei corsi di Professioni sanitarie  nell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. In particolare si tratta dei tirocini guidati per i corsi di laurea di Tecnico della prevenzione dell’ambiente nei luoghi di lavoro e Infermiere pediatrico. L’Università ha chiesto l’annullamento del decreto 77 del 1 giugno 2012 con il quale la Regione ha approvato un  protocollo d’intesa con l’Università “La Sapienza” di Roma per istituire i tirocini nell’Asp di Cosenza. Una scelta contestata dall’ateneo Catanzarese ma non dai giudici amministrativi che hanno ritenuto la scelta della Regione  “legittima”. e soprattutto la sua applicazione, secondo quanto motivato, non andrebbe a ledere alcun interesse per la “Magna Graecia”. 

Da qui la decisione di respingere la richiesta di annullamento del decreto firmato dal presidente Giuseppe Scopelliti e che nei mesi scorsi ha destato non poche polemiche nella città. Dopo la pubblicazione del decreto l’Università ha deciso di rivolgersi al Tar con un dettagliato ricorso che è stato presentato dall’avvocato Alfredo Gualtieri contro la Regione e l’Asp di Cosenza. Il quale nel corso dell’udienza ha più volte sottolineato come l’atto al centro della discussione fosse «illegittimo». E che il provvedimento, una volta adottato, potrebbe comportare ulteriori oneri a carico del Servizio sanitario regionale. A difendere le ragioni dell’Asp di Cosenza l’avvocato Giovanni Spataro che ha ribadito la legittimità dell’atto adottato tra Regione e Azienda sanitaria. Dopo la discussione i giudici amministrativi si sono riuniti in Camera di Consiglio per decidere sulla sospensiva. Questa mattina la decisione  del Tar di respingere il ricorso della Magna Graecia che, adesso, potrà rivolgersi al Consiglio di stato per far valere le proprie ragioni.

 

 

 

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