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Il cimitero di San Lorenzo del Vallo dove sono state uccise Edda Costabile e Ida Maria Attanasio

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Una faida che va avanti tra troppo tempo e che si è già lasciata alle spalle una lunghissima striscia di sangue

SAN LORENZO DEL VALLO (COSENZA) – Il cielo è limpido sopra San Lorenzo del Vallo. Emanuele Attanasio lo osserva e poi scoppia a piangere. «Francolino mio», ripete a voce alta. Da quando hanno arrestato il figlio – assassino reo confesso di Damiano Galizia (LEGGI) – i suoi compaesani lo vedevano spesso versare lacrime su lacrime affacciato dal balcone di casa, disperato per la sorte del suo ragazzo.

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FATTA DAL PROCURATORE FACCIOLLA

Ora, dopo il duplice omicidio di domenica mattina (LEGGI), oltre ai vivi gli toccherà piangere pure i morti. Lui e sua moglie in paese sono molto conosciuti. Donna Edda, in particolare, è una vera istituzione. Maestra elementare in pensione, ma una di quelle che ormai vengono al mondo sempre più di rado. Qui sono passati tutti da lei in gioventù, e tutti la trattano con rispetto come si confà a una maestra di stile, oltre che di scuola. «Una vera nobildonna» sussurra un suo ex alunno, uno dei tanti. L’ultima cosa che meritava, donna Edda, era di essere ricordata per com’è morta e non per com’è vissuta.

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A differenza di Emanuele, viveva lo schianto di un figlio dietro le sbarre con maggiore intimismo, perché una maestra vera non aggiunge dolore su dolore, semmai dispensa conforto. Anche per questo, ieri, si è recata come al solito al cimitero, dove da trent’anni riposa un altro dei suoi figli, vittima di un incidente stradale.

L’hanno uccisa lì, a lei e alla sua Ida Maria, davanti al tempio di famiglia già profanato dal rogo del 3 maggio, sinistro presagio di ben altri incendi.

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Quando è arrivata la notizia, tutta San Lorenzo era raccolta nella chiesa madre, quella intitolata alla Madonna delle Grazie, per la messa del mattino. C’erano anche tanti bambini pronti alla comunione domenicale, ma poi è iniziato l’andirivieni di genitori, nonni e zii, che li hanno presi per mano e riportati a casa. «Come quando hanno ucciso Moro» racconta un anziano seduto vicino alla statua di Padre Pio, uno dei riferimenti cardinali del paesino insieme all’effige del santo patrono, posizionata proprio davanti alla chiesa. 

Il cielo è sempre sopra San Lorenzo, ma insieme alle nuvole è tornata anche la paura. Piazza Berlinguer dista un tiro di schioppo dalla Madonna delle Grazie. È lì che la notte del 16 febbraio 2011 sono state uccise Rosellina e Barbara Indrieri (LEGGI LE SENTENZE IN APPELLO). La loro casa, quella in cui hanno fatto irruzione i killer, figli di un temporale, è rimasta vuota: nessuno vuole andarci ad abitare, perché nessuno qui ha dimenticato l’orrore di un lustro fa.

Duecento metri più a nord, lo slargo che segna il confine del centro abitato, è anche il luogo in cui due mesi più tardi ha trovato la morte Gaetano De Marco, freddato in pieno giorno davanti a un gruppo di bambini diretti a scuola.

C’è anche questo in quella corsa verso casa: l’uomo nero che a San Lorenzo si agita nel subconscio di grandi e piccini, qui si chiama “faida”. Due in soli cinque anni: troppe per chiunque, figurarsi per un centro di sole tremila anime.

“Località turistica collinare” recita il cartello stradale all’ingresso, quasi a sottolineare la pretesa di essere riconosciuti per il clima dolce, le pesche, gli uliveti, il sorriso della gente. Solo ricordi ormai, spazzati via dalla morte nel villaggio, realtà cruda ma letteraria. Il cimitero poi, posizionato nella parte bassa del paesino, era già inserito nel itinerario tragico e macabro di San Lorenzo. È lì infatti che i sicari hanno scaricato la moto utilizzata per l’agguato a Gaetano, dileguandosi poi nelle campagne circostanti. Ed è sempre quella, verosimilmente, la via di fuga intrapresa dagli assassini di Edda e di sua figlia. Due carabinieri l’attraversano a gran velocità in auto, mentre un loro collega presidia l’ingresso cimiteriale. Nessuno può entrare, almeno per il momento, anche se già dal mattino, l’intenzione collettiva era quella di non metterci più piede per chissà quanto tempo. «Neanche il due novembre» sibila una signora del posto, cellulare in mano e pié veloce, richiude dietro a sé la porta di casa. «Chi sa, parli – ha lanciato il suo appello il procuratore Facciolla (LEGGI) – anche perchè chi ha visto potrebbe essere in pericolo».

Due ragazzi, intanto, giocano a carte dentro a un bar, mentre una famiglia sceglie con cura i mignon da riporre in un vassoio. La piazza principale si popola di anziani alla ricerca di briciole di normalità. Il balcone di Emanuele Attanasio, intanto, ha le serrande abbassate. Il cielo è nero sopra San Lorenzo. Fuori è buio, fa freddo. Meglio piangere in casa. Ed in serata, tanti fedeli hanno voluto pregare nelk cimitero di San Lorenzo insieme al vescovo della Diocesi (LEGGI).

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