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CASTROVILLARI – Viaggio nel nuovo palazzo di giustizia del Pollino. Nella scure della “spending rewiew” è finita proprio la struttura di Castrovillari, nonostante il tribunale nuovo di zecca è (era?) ormai in corso di completamento. “Il Quotidiano della Calabria” in esclusiva ha visitato i futuri uffici giudiziari situati tra viale Camillo Golgi e via Francesco Muraca. Una imponente costruzione posta ai piedi della catena montuosa del Pollino e che dovrebbe divenire il più moderno tribunale calabrese. Proprio in ragione della sua costruzione quasi ultimata e dei sette milioni di euro di costo, sono difficili da comprendere le motivazioni che potrebbero giustificare il suo mancato utilizzo.
Autorizzata dal direttore dei lavori Angelo Maccari, la nostra inchiesta parte dall’esterno. I lavori sono quasi conclusi e nel cantiere è ben visibile l’immane lavoro che è stato realizzato negli ultimi quattro anni e mezzo. I lavori cominciano a fine 2007: da allora ad oggi l’idea del nuovo palazzo di giustizia è andata diventando per Castrovillari sempre più certezza. Il frutto del lavoro si scorge nella sua sontuosità. Sono ben dieci (di cui sei di dimensioni maggiori rispetto alle altre) le aule per udienze – ognuna con propria camera di consiglio – contenute nel nuovo tribunale che si estende su un totale di 12 mila metri quadri compresivi di tutti i livelli di costruzione. Il piano interrato è destinato ai servizi d’archivio ed alle macchine degli ascensori; al piano terra si sviluppano invece tutti i servizi (ingresso, ufficio postale, bar, pronto soccorso, biblioteca, cancelleria).
Il primo piano è interamente destinato alle aule ed alle strutture del Tribunale, il secondo invece comprenderà gli uffici della Procura. Sono 15 mila i metri quadri che all’esterno si sviluppano tra verde pubblico e parcheggi. Su un importo finora appaltato di sette milioni e mezzo di euro, sono stati ad oggi eseguiti quasi sei milioni di lavori, tendenzialmente la conclusione delle opere dovrebbe avvenire entro fine anno con gli ultimi due Sal. L’impegno di spesa del Ministero della Giustizia è di dodici milioni di euro, cui va escluso il ribasso d’asta e i soldi necessari per gli arredi e le attrezzature.
L’IRRICONVERTIBILITA’. Proprio in ragione della sua costruzione quasi ultimata e dei costi milionari, sono difficili da comprendere le motivazioni che potrebbero giustificare il suo mancato utilizzo. Ma perché il nuovo tribunale non potrebbe essere convertito? In primis, nascendo specificamente come palazzo di giustizia in un blocco di dimensioni mastodontiche – e non come un tribunale ricavato in un qualsiasi edificio – in fase di progettazione si è tenuto conto sia di esigenze tecniche legate alle finalità sia di esigenze organizzative avanzate da Procura e presidenza del Tribunale. Ad esempio, sono state realizzate quattro postazioni per le altrettante unità della segreteria del Gup, così come dalle richieste gestionali e dalle esigenze di carattere pratico. Le aule per le udienze, inoltre, ricevono la luce solo dai finestroni posti ad una altezza elevata – così costruiti anche per una questione di sicurezza –; la loro struttura difficilmente si presta ad un altro uso quale quello di un qualsiasi ufficio pubblico. La funzionalità in fase di progettazione ha portato anche a realizzare piccoli “nuclei” composti dalla stanza dei sostituti procuratori, dalla segreteria e dai collegati servizi igienici. Per ragioni di sicurezza si è costruito un ingresso riservato per i magistrati, con arrivo in auto direttamente nel seminterrato e relativo percorso in ascensore, con itinerario differenziato da quello del pubblico e dei legali. Lo stesso dicasi per i detenuti, le cui celle di attesa si trovano nella parte bassa dei garage: dall’arrivo in tribunale fino all’approdo in aula, il detenuto segue un percorso a sé. 
La eventuale e difficile riconversione comporterebbe sicuramente un nuovo studio, una nuova progettazione e quindi nuovi costosi lavori.  
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