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METAPONTO – Questa volta proprio non ci voleva.

Dopo l’alluvione dello scorso marzo del  2011 la “bomba d’acqua”, che lunedì sera  ha causato l’allagamento dei terreni  del Metapontino, è stata un’altra dura spallata per gli agricoltori della zona.

Non fosse altro che per il fatto che, a differenza di due anni fa (quando c’era un colpevole, o presunto tale), questa volta non c’è che da “prendersela con il Padreterno”, come dicono gli agricoltori mentre mostrano quel che resta dei loro campi sui quali da poco erano  stati messi a coltura gli ortaggi.

«Stavolta  però siamo stati fortunati –è l’amara constatazione degli  agricoltori- perché dall’altra parte del Bradano, in Puglia, i danni sono stati notevoli, con ettari ed ettari di vigneti portati via dall’ impeto del fiume». Due alluvioni nel giro di pochi anni non sono comunque cosa da poco.

«Non è che nel passato non si siano mai verificati eventi di questo tipo, però due a distanza di così poco tempo per noi è davvero troppo. A mala pena eravamo riusciti ad ammortizzare i danni che avevamo subito nel 2011. Il tutto senza l’aiuto delle istituzioni», spiega Domenico Prencipe di Altragricoltura davanti  a quel che rimane del suo campo di carciofi, in località “San Marco” lungo la ex Statale 173, che aveva piantato proprio sul terreno dove due anni prima il fiume s’era “mangiato” il vigneto.

«C’è da dire che anche la manutenzione effettuata dagli enti competenti lascia il tempo che trova e basta guardarsi attorno per rendersene conto», continua Prencipe. Il peggio è passato, ma sulla strada le ruspe sono ancora al lavoro per sgombrare il manto dal fango accumulato nella nottata.

Uno slalom di poche centinaia di metri tra i detriti lasciati dalla furia dell’acqua e si arriva nell’azienda del signor Giuseppe Appio.

«Lunedì sera abbiamo fatto il possibile per dare assistenza agli automobilisti rimasti bloccati sulla strada- racconta Giuseppe Appio- in poche ore si è scatenato il diluvio e le nostre coltivazioni sono andate irrimediabilmente distrutte». La famiglia Di Pierro è, invece, intenta a spalar via il fango dalla propria abitazione che si trova a poca distanza dalle “Tavole Palatine”. Lunedì sera in fretta e furia hanno abbandonato casa per trovare riparo sulla strada in attesa che il fiume finisse di scaricare tutta la sua ira.

«A sessantotto anni adesso mi tocca ricominciare da capo. Il fango e l’acqua mi hanno di nuovo portato via tutto non ne posso più».

Prima dell’alluvione del 2011 il signor Vincenzo Di Pierro aveva un vivaio, «nessuno ci ha aiutato ed io  ho ricomprato da solo qualche attrezzo per la manutenzione delle terre e delle poche piante che mi sono rimaste. Ora non ho più neanche quelle». Venerdì gli agricoltori si ritroveranno in riunione al “Park hotel” di località San Marco lungo la ex ss 175 per decidere il da farsi. La tristezza si mischia alla preoccupazione. Di Pierro guarda l’elicottero della Polizia che sorvola da ore la zona: «Hanno trovato il corpo del ragazzo di Montescaglioso? Non si sa ancora? E con chi ce la dobbiamo prendere?».

Un’amara constatazione, che porta tutti a riflettere sulla necessità di prevenire eventi catastrofici come questo.

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