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VIBO VALENTIA – Il presunto boss dell’omonimo clan di Filandari, nel Vibonese, Leone Soriano, ha stamane fatto pervenire al Tribunale di Vibo Valentia – che lo sta giudicando insieme ad altri 7 imputati nel processo nato dall’operazione antimafia “Ragno” – una lettera di scuse indirizzata alla Procura distrettuale di Catanzaro. La lettera, letta in aula dall’avvocato Diego Brancia, difensore di Soriano, fa seguito alle invettive ed agli “avvertimenti” contro magistrati ed investigatori lanciati dal presunto boss lo scorso 23 settembre in occasione della precedente udienza del processo (LEGGI L’ARTICOLO). La Dda aveva infatti chiesto al Tribunale la trasmissione di tali dichiarazioni per valutare ulteriori contestazioni da muovere nei confronti dell’imputato. 

Nella lettera di scuse, Leone Soriano, sottoposto al regime del carcere duro nel carcere di Viterbo, ha spiegato stamane di essersi scagliato contro gli inquirenti pensando che gli stessi volessero togliergli la patria potestà sulle figlie. Il presunto boss ha poi invitato i magistrati a tenere comunque conto del suo stato di salute che non gli permetterebbe di essere sempre lucido. Il processo è quindi ripreso con l’esame di un carabiniere che ha raccontato del “prelievo” di cestini natalizi da un bar del Vibonese da parte di alcuni componenti del clan Soriano. Il tutto senza pagare e minacciando poi il titolare del bar-pasticceria.
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