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Sono stati privati dei loro passaporti, costretti a lavorare per 18 ore al giorno e a procurarsi il cibo elemosinandolo tra i rifiuti alla fine degli spettacoli. Vittime alcuni cittadini bulgari, dipendenti del circo Wanet Togni. La vicenda è stata scoperta dai Carabinieri della Compagnia di Vibo Valentia. Le vittime di tali vessazioni si sono presentate, accompagnati da alcuni sindacalisti, alla Stazione dei Carabinieri di Vibo, diretta dal maresciallo Nazzareno Lopreiato, per denunciare la loro vicenda, che ha portato all’arresto per violenza privata e riduzione in schiavitù, di una donna, Egle Lozopone, titolare del circo, e del figlio, Giuseppe Mavilla.
Secondo quanto è emerso dal racconto degli operai e degli artisti circensi, quello che, nelle loro aspettative, avrebbe dovuto essere un lavoro onesto si è presto rivelato una vera e propria prigionia. Infatti – secondo quanto hanno denunciato le vittime – la proprietaria ed il figlio, quando i lavoratori venivano assunti, immediatamente sequestravano documenti e bancomat per impedire loro di allontanarsi, sottoponendoli a turni di lavoro massacranti che cominciavano alle 6 e mezza del mattino per non finire prima di mezzanotte.
Un vero e proprio calvario che veniva ricompensato, di tanto in tanto, con non più di 150 euro al mese, concesse a rate di 10 o 20 euro. Come se non bastasse, veniva loro consentito di uscire dal campo del circo solo per andare a distribuire i volantini pubblicitari per le strade, ma sempre sotto stretta sorveglianza.
Gli uomini dell’Arma si sono quindi recati sul posto per verificare la denuncia, rinvenendo, nel caravan della donna, i documenti degli immigrati e scoprendo come le condizioni igieniche in cui i bulgari erano costretti a vivere fossero, a dir poco, disumane. In sette dividevano una serie di loculi ricavati sul piano di carico di un camion, privi di riscaldamento, acqua corrente e gas ed erano costretti a recarsi su di un altro camion dove era stato allestito un improvvisato bagno, condiviso da decine di persone al giorno, in pessime condizioni igieniche. In più erano costretti a comprare da mangiare con i pochi soldi che, ogni tanto, la donna ed il figlio si rassegnavano a concedere in cambio dei massacranti turni di lavoro, svolti senza contratto o forma assistenziale.
Una situazione analoga vivevano anche alcuni artisti, costretti a vivere in roulottes fatiscenti, continuamente inondate dall’acqua piovana, senza finestre e senza riscaldamento. Gli uomini dell’Arma hanno sequestrato quindi il camion dormitorio dichiarando in arresto madre e figlio. I militari dell’Arma hannoa cnhe scortatole vittime al circo perchè recuperassero i pochi oggetti di proprietà. Poi li hanno personalmente accompagnati in una struttura in grado di ospitarli per qualche tempo in attesa di poter riprendere una vita normale.

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