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VIBO VALENTIA – «Non hanno ottemperato ad una disposizione del prefetto, avallata dal comitato per l’ordine e la sicurezza. Come comandanti li ritengo inadempienti, dunque vadano a fare altro». E’ furente il prefetto Giovanni Bruno, la vicenda lo ha infastidito a tal punto da fargli perdere per qualche attimo il suo consueto aplomb istituzionale. I destinatari dei suoi strali hanno un nome e un cognome. Si tratta di Angelo Surace e Filippo Nesci, che comandano, rispettivamente, la polizia provinciale e quella comunale. A loro carico il prefetto ha firmato ieri mattina l’ordine di revoca della qualifica di operatori di pubblica sicurezza, il cui mancato possesso inibisce a chiunque di svolgere qualsiasi compito in questo delicato settore, tra cui, evidentemente, rientrano le funzioni citate di comandante dei vigili urbani e degli agenti provinciali. 

 
Ma cos’è che ha indotto il rappresentante territoriale del governo, nella sua qualità di massima autorità di pubblica sicurezza della provincia, ad assumere un provvedimento che farà indubbiamente molto rumore? Il motivo scatenante, per come conferma lo stesso massimo esponente di palazzo Rizzuti, è da ricercare nella inottemperanza da parte di Nesci e Sorace di una sua recente, precisa e perentoria disposizione: assicurare un’adeguata sorveglianza alla stazione ferroviaria di Vibo-Pizzo, teatro di continui furti ed episodi di microdelinquenza. Tale disposizione era stata ufficializzata dal prefetto nel corso di una seduta del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza, i cui componenti l’avevano unanimemente condivisa, assegnandone l’esecuzione proprio agli agenti della municipale e della provinciale. Non è dato per ora sapere perché quella disposizione non sia stata attuata dai due comandanti, fatto sta che l’interessato ha constatato di persona che il suo ordine era rimasto lettera morta. Una cosa che, evidentemente, un prefetto non può accettare sicché, confermando il modo di fare deciso, Bruno ha incaricato immediatamente gli uffici di predisporre a carico dei due comandanti l’ordinanza di revoca della qualifica di pubblica sicurezza. 
 
Ieri dunque vigli urbani e agenti della provinciale sono stati decapitati dei rispettivi vertici. Ed ora cosa accadrà? «Semplicemente – aggiunge il prefetto, con visibile irritazione e senza giri di parole – che costoro dovranno fare altro. Hanno dimostrato di non essere in grado di ottemperare ad una disposizione della massima autorità di pubblica sicurezza della provincia, dunque non possono più stare al loro posto». Verosimilmente, proviamo ad obiettare, all’origine c’è la carenza di personale… Obiezione subito respinta: «E allora gli agenti che vedo in giro? Potevano benissimo essere utilizzati nel servizio che prefetto, questore e comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza avevano ritenuto e ritengono indispensabile, come dimostrano le tante segnalazione, lamentele e denunce». 
 
L’ordine di revoca dunque è stato firmato ed è immediatamente esecutivo. Molto probabilmente, verrà data a Nesci e Surace la possibilità di produrre le loro controdeduzioni, per come è di norma in casi del genere. Tutto sta a vedere se saranno tali da convincere il responsabile dell’Ufficio territoriale del governo a tornare sui suoi passi.
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