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MATERA – Le risultanze documentali sembrerebbero già molto chiare, ma la Procura di Matera non vuole lasciare nulla al dubbio in merito alle verifiche tecniche sulle palazzine di vico Piave, dove sabato 11 gennaio si è verificato il crollo del civico 22, costato la vita alla 31enne Antonella Dina Favale.

La dimostrazione dello scrupolo con cui procede l’ufficio della dottoressa Annunziata Cazzetta, il pm che coordina le indagini, c’è la nomina di un pool di periti, di cui fa parte il libero professionista barese Michele Colella, che si occupa della perizia sulle caratteristiche strutturali della palazzina crollata e Caterina Di Maio, titolare della Cattedra di geotecnica presso l’università della Basilicata, nominata solo per verificare le condizioni delle fondazioni della palazzina crollata. Quest’ultimo dato è di un certo interesse, perchè al piano terra della palazzina crollata e di quella confinante del civico 20, si stavano effettuando lavori di ristrutturazioni finalizzati all’apertura di un ristorante con annessa galleria d’arte moderna.

Proprio su quei lavori è stato puntato il dito dell’opinione pubblica nell’immediatezza del disastro e si sta concentrando anche l’attenzione della Procura, prima nella verifica dell’iter autorizzativo, ufficialmente fermato per ben tre volte dall’Ufficio tecnico comunale, poi nell’accertamento puntuale delle opere che si stavano realmente effettuando, prima dello stop obbligato del 15 dicembre. Pare che la dottoressa Di Maio, che già domenica scorsa ha effettuato un primo sopralluogo, si recherà sul posto del disastro altre volte nei prossimi giorni, al fine di effettuare dei saggi tecnici e visivi sullo stato delle fondazioni. Una delle ipotesi più accreditate per spiegare il crollo, infatti, sarebbe quella di un indebolimento delle fondamenta, che avrebbero ceduto improvvisamente.

In particolare, si dovrà accertare se siano stati fatti interventi strutturali o, ancora peggio, scavi sul basamento della palazzina, oppure se negli anni si siano verificati eventi di normale usura, tali da provocare progressive e devastanti infiltrazioni d’acqua.

Questo dato è interessante per la Procura, in quanto è noto che quei palazzi di inizio Novecento furono realizzati su basamento in argilla calcarea, poiché in origine avrebbero dovuto sopportare un carico della volta in tufo con volumetria per un solo ammezzato. Gli inquirenti hanno accertato, però, che negli anni Settanta sono stati effettuati lavori sulla cui regolarizzazione tecnica e documentale si stanno ancora facendo verifiche, che negli anni successivi hanno portato il carico verticale della palazzina a tre piani più una mansarda, quella dell’ingner Nicola Oreste, rimasto gravemente ferito nel crollo ed oggi ancora in rianimazione. Tutto si reggeva su muri spessi solo 50 centimetri, come cita tra i campanelli d’allarme anche la perizia redatta il 23 dicembre dall’ingegnere Lamacchia Acito dell’Ufficio tecnico comunale.

Ma il dato che la Procura vuole capire è se i problemi derivanti da questo carico inadeguato alla struttura originaria, siano stati ulteriormente accentuati da un sopravvenuto indebolimento delle fondamenta, già deboli per loro natura, ma all’epoca si costruiva così.

Sul tema fondamenta, quindi, sussistono due fattori da verificare: le infiltrazioni di acqua scaturite soprattutto dall’alluvione dei primi di dicembre, ma prpobabilmente preesistenti e accertate già dalla prima perizia dei Vigili del fuoco come affioranti sulle pareti perimetrali in tufo; oppure il probabile indebolimento indotto da terzi. Elementi che solo i tecnici potranno fornire alla Procura, per trarre le conclusioni delle indagini. Intanto, come riportiamo nell’approfondimento qui in basso, ci sono anche altri tecnici che propendono per l’ipotesi dell’indebolimento alla base dell’edificio.

Sui tempi in cui i consulenti consegneranno le loro relazioni per la chiusura delle indagini non c’è ancora alcuna indicazione, ma nel frattempo la Procura potrebbe decidere di procedere nell’individuazione di presunte responsabilità soggettive per il fascicolo di disastro e omicidio colposo, ufficialmente ancora aperto contro ignoti.

a.corrado@luedi.it

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