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VIGGIANO – L’obiettivo è sensibilizzare la popolazione sui temi legati al petrolio. Nei giorni scorsi lo “Smemorandum in Camper” ha fatto tappa proprio nella “patria” del greggio made in Lucania.
L’iniziativa è stata promossa nel giorno della “Festa delle Vigne” e stando a quanto sostenuto dagli organizzatori, la manifestazione è riuscita.
«Alcuni, – recita una nota della Ola – e non solo gli associati di Onda Rosa – il gruppo che ha invitato il camper – si sono offerti di passare casa per casa dei viggianesi per far loro firmare la proposta di legge regionale sull’abbattimento dei limiti di tolleranza all’H2S, emessi in Basilicata dal centro oli di Viggiano e di Pisticci e dai singoli pozzi minerari, per portarli finalmente ai limiti ammessi dall’Organizzazione mondiale della sanità».
L’associazione ricorda «che il sindaco Giuseppe Alberti non ha autorizzato il banchetto per la raccolta di firme né consentito che i cittadini di Viggiano – che convivono con questi alti dosaggi di H2S da circa 20 anni – potessero firmare al Comune, al fine di far sentire la loro voce su un problema che è fondamentalmente dei Comuni della Val d’Agri».
La Ola punta il dito anche contro il Governatore lucano.
«Si rimangia la parola, – spiegano dall’ufficio stampa – visto che il ministro Giulio Tremonti non firmerà il Memorandum, inventandosi questa inesistente inadempienza verso l’accordo del ’98, e approfittandone per inserire pozzi nuovi e non solo quelli dell’accordo del ’98, i quali, comunque, in qualsiasi paese civile, dato il tempo intercorso dall’accordo all’autorizzazione, avrebbero dovuto essere assoggettati ad una nuova Via (Valutazione di impatto ambientale), se proprio dovevano essere autorizzati». «Perché, – aggiungono – alla luce di ciò che è emerso sullo stato di inquinamento di falde e sedimenti, neanche il vero Gheddafi avrebbe dato il suo consenso all’esercizio di qualsiasi altro pozzo». Aggiungendo poi che «la Regione è infatti inadempiente verso i cittadini lucani sull’Osservatorio ambientale, partito con circa 20 anni di ritardo; sull’indagine epidemiologica retrospettiva, che non partirà mai, per capire il perché i lucani muoiono di tumore soprattutto in 2 aree critiche della regione, guarda il caso quelle industriali della Val d’Agri e Valbasento; verso tutti gli emigranti che in questi 20 anni di estrazioni, circa 25 mila lucani, sono dovuti emigrare alla faccia delle promesse economico-occupazionali fatte col petrolio e col luogo comune che il petrolio porta ricchezza. Promesse ripetute con grande faccia tosta anche nel nuovo accordo minerario chiamato “Memorandum”, nonostante sia di memoria corta su ciò che non ha significato il petrolio in Basilicata».

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