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CATANZARO – La Corte d’appello di Catanzaro ha confermato la condanna a un anno e quattro mesi di reclusione, oltre alle pene accessorie, e al pagamento di 10.000 euro a titolo di risarcimento del danno alla parte di civile, a carico di Antonio Anacoreta, un quarantaquattrenne di Catanzaro finito alla sbarra con l’accusa di violenza sessuale dopo la denuncia della sua presunta vittima. La prima sentenza giunse il 18 marzo del 2009 dal tribunale collegiale che ritenne l’uomo colpevole dell’imputazione mossagli, nella quale si parlava di molestie alquanto spinte, riferite dalla giovane parte offesa, all’epoca dei fatti 16enne, avvenute nel corso di un incontro risalente ad alcuni anni prima. 

Un racconto di disagio, paura e frustrazione, che la ragazza, oggi ventitreenne, avrebbe vissuto la sera del 3 settembre del 2004. Erano circa le 21 e lei, secondo la ricostruzione dell’accusa, stava andando a piedi dal ponte di Giovino verso il lungomare di Lido. Lungo la strada la giovane avrebbe incontrato l’imputato che si offrì di darle un passaggio raccontandole, poco dopo, di essere amico di suo padre. Là, in quel breve lasso di tempo, mentre l’auto si dirigeva a Lido, lui avrebbe a un certo punto cominciato a palpeggiarla, toccandole il seno e mettendole una mano fra le gambe, invitandola a vedersi in futuro. Ancora pochi minuti poi, giunti sul lungomare, lei andò via e, quasi subito, confidò l’accaduto a una cugina e ad un amico. Quest’ultimo, intercettato il quarantaquattrenne per strada, ne prese il numero di targa e risalì alla sua identità. Non passò la mezzanotte che la ragazza, accompagnata dallo zio poliziotto, sporse denuncia per violenza sessuale. Una denuncia che ha portato Anacoreta davanti al Collegio di primo grado che lo ritenne colpevole, proprio come ha fatto oggi il Collegio di secondo grado.

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