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Pubblichiamo una bella testimonianza, quella di Gianfranco Giagni, noto regista lucano, che ha voluto ricordare così Vito Di Canio, che si è tolto la vita lo scorso 22 novembre. Giagni ha realizzato videoclip per cantanti italiani e stranieri (Vasco Rossi, Loredana Bertè, Miguel Bosè, Madness). Ha scritto e diretto vari documentari: su Orson Welles in Italia; sulla famosa sartoria cinematografica “Tirelli” raccontato da Isabella Rossellini per la versione italiana e da Claudia Cardinale per quella francese; sullo scenografo Dante Ferretti (Nastro d’argento 2011, Globo d’oro 2011); sull’attore e regista Carlo Verdone (nomination Nastro d’argento 2013). Con Luca Ronconi ha diretto la versione televisiva de “Orfeo” di Monteverdi. E’ stato regista di serie televisive tra le quali: “Valentina” tratto dai fumetti di Crepax; per il cinema ha scritto sceneggiature tra cui “Nella terra di nessuno” (2001) un film con Ben Gazzara e Maia Sansa di cui è stato anche regista e “Questa notte è ancora nostra” (2008) per la regia di Miniero e Genovese.

 

L’ultima volta che ho sentito Vito Di Canio è stata poco prima della scorsa estate. Mi aveva cercato in occasione dell’uscita nelle sale del mio film documentario sulla vita di Carlo Verdone: “Ciao Gianfranco, sono Vito con …” mi aveva detto, come al solito.  L’avevo battezzato “Vito con” quando ci eravamo conosciuti, per distinguerlo dal suo socio “Vito senza”. Vito Di Canio con tantissimi capelli neri e ricci, Vito Ciuffreda completamente pelato.

Per come li ho conosciuti i due Vito erano totalmente diversi e non solo per i capelli.Se Vito senza è di poche parole, schivo e capace di nascondere dietro l’apparente timidezza una grande saggezza, Vito con era una forza della natura, perennemente in movimento, sempre alla ricerca di nuove iniziative, con uno spirito imprenditoriale.

I due soci dai caratteri così diversi si compensavano benissimo e insieme affrontavano le loro battaglie di esercenti cinematografici, con le vittorie e gli inevitabili rovesci, ma non so con quanta consapevolezza che una vittoria o una sconfitta a Potenza ha un valore maggiore di una vittoria o una sconfitta a Roma dove, in qualche maniera, chi lavora nel cinema (un esercente ma anche un regista, un produttore, un attore) un paracadute lo trova quasi sempre.

Ecco, credo che i due Vito abbiano sempre lavorato in condizioni difficilissime e penso che gestire una sala cinematografica in una città come Potenza (come in qualsiasi altra piccola o media città del nostro paese, soprattutto al sud) abbia un che di eroico. Riuscire a programmare film subendo la concorrenza dei multiplex, della televisione, del web, e di un sistema dell’esercizio cinematografico quasi feudale, cercando contemporaneamente di creare un pubblico meno ipnotizzato da una certa televisione è come resistere in un fortino assediato. Quante sale cinematografiche sono sparite a Potenza? Il Principe di Piemonte, il Fiamma, l’Ariston, il Gloria. Nel 2005  Vito con e Vito senza mi avevano coinvolto in un’iniziativa di seminari sul cinema che, per qualità delle persone che erano riusciti a portare a Potenza, era eccezionale, basti pensare al critico Mario Sesti che oggi dirige la sezione più interessante del festival di Roma e a quello di Repubblica Paolo D’Agostini, al regista Pupi Avati, al musicista Nicola Piovani. Quell’iniziativa era un qualcosa che trascendeva dal mero loro lavoro di esercenti o meglio era un qualcosa che rivelava l’idea che avevano dell’esercente come operatore culturale. Io non so perché quell’esperienza non è stata ripetuta, ricordo invece benissimo la delusione dei due Vito che non avevano potuto proseguirla negli anni seguenti. Ovviamente i motivi per i quali una persona si toglie la vita sono tanti e complessi e sempre e comunque degni di rispetto. Perché Vito con lo abbia fatto lo ignoro e non credo sia giusto fare troppi ragionamenti e/o speculazioni. Preferisco ricordare quando, un paio di anni fa, l’ultima volta che l’ho incontrato, mi aveva mostrato la seconda sala  aperta all’interno del “Due torri” dove volevano far vedere film meno ‘facili’, ricordo con commozione il suo entusiasmo, la sua voglia di lanciare un’altra sfida.

Adesso non so cosa ne sarà di quel fortino assediato che è il cinema teatro “”Due torri”, naturalmente spero che Vito Ciuffreda non si arrenda, ma spero soprattutto che a Potenza tutti, autorità, pubblico, gente che magari non è mai entrata in una sala cinematografica, si rendano finalmente conto che un altro cinema in meno, indipendentemente dai film che vengono programmati, è comunque una ferita che la città non merita. Lo dobbiamo a Vito con, ma lo dobbiamo anche a noi stessi.

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