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SI DEFINISCE vittima di «un’autentica persecuzione» da parte della magistratura e contesta che, nell’informativa redatta dai carabinieri a suo carico, ci sono aspetti che sono stati «volutamente omessi». Nella lettera all’arcivescovo di Reggio Calabria con la quale don Nuccio Cannizzaro rassegna le dimissioni «da tutti gli uffici ecclesiastici» (è cerimoniere del vescovo e cappellano della polizia municipale) e rimette il proprio mandato di parroco di Condera, c’è uno sfogo contro quello che il prete imputato in un processo contro i clan reggini e coinvolto nei recenti scandali sulle sue intercettazioni, definisce «atteggiamento vessatorio e “stranamente” mirato nel tempo».

Nei giorni scorsi, il Quotidiano della Calabria dava notizia di un’udienza pubblica in tribunale nel corso del processo che mette assieme le inchieste dei pm Stefano Musolino e Sara Ombra, “Sistema” e “Raccordo” contro esponenti del clan Crucitti. Nel corso dell’interrogatorio al capitano dei carabinieri Valerio Palmieri, è stata letta in aula l’intercettazione di don Nuccio Cannizzaro nella quale il sacerdote affermava: «A noi preti ci dovrebbero autorizzare almeno una volta nella vita a mettere incinta una donna “per vedere l’effetto che fa”, senza sposarla, qualche prete e qualche vescovo lo ha fatto». L’informativa dei carabinieri contenente quelle intercettazioni è stata letta davanti alla corte e, tra l’altro conteneva il riferimento a un «religioso» che «è diventato vescovo nonostante le porcate che ha fatto e che il vescovo non sa niente. E nessuno parla per paura. Gianni (interlocutore di don Nuccio, ndr) riferisce di essere a conoscenza di alcuni avvenimenti spiacevoli e Nuccio dice che le cose più gravi sono altre».

Quanto basta per solevare un polverone su don Nuccio, che già si trova sotto processo con l’accusa di aver rilasciato dichiarazioni che avrebbero avvantaggiato il boss del quartiere Condera, Santo Crucitti. Il parroco è stato rinviato a giudizio su richiesta dei Pm Sara Ombra e Stefano Musolino, titolari del processo che mettono assieme le indagini “Raccordo” e “Sistema”. Don Nuccio è rimasto impigliato nella rete della Dda reggina che da tempo indagava nei confronti del clan di Eremo. E ora dall’informativa, si è aperto un nuovo fronte che ha portato alle dimissioni.Ecco il testo integrale della lettera inviata da don Nuccio all’arcivescovo di Reggio Calabria, Vittorio Mondello:

“Eccellenza reverendissima, ieri sera (sabato, ndr), al suo rientro da Roma, mi sono recato presso la casa arcivescovile per metterla al corrente di quanto pubblicato da un giornale locale a mio riguardo. Premetto che scrivo questa mia per rassegnare le dimissioni da tutti gli Uffici ecclesiastici che attualmente ricopro e per rimettere nelle sue mani il mandato di parroco della comunità di Sant’Elia Profeta in Condera. Da sei anni vivo oramai un’odissea giudiziaria. Non voglio ora esprimere il mio parere in riferimento ai fatti che hanno scatenato un’autentica persecuzione nei miei confronti: attendo serenamente, come ritengo giusto che sia, il giudizio del tribunale degli uomini, anche se le confesso che soltanto in Dio ripongo la mia fiducia. Sono convinto però della mia innocenza e proprio per questo sono certo di dimostrarla nelle sedi opportune. Ciò che invece mi preme significarle è l’atteggiamento vessatorio e “stranamente” mirato nel tempo di ripetute fuoriuscite o esternazioni di atti, anche poco pertinenti dal punto di vista giuridico, che tendono chiaramente a destabilizzare non solo la mia persona, non solo la mia comunità parrocciale, ma tutta la comunità diocesana e in particolar modo la sua figura di Pastore. In merito poi ai recenti articoli desidero informarla su alcuni dettagli che, stranamente, sono stati volutamente omessi. In particolare, il riferimento alla figura di un vescovo religioso è legato ad un caso di rilevanza nazionale che in quei giorni riempiva anche le pagine dei giornali. Ne stavo parlando, in modo assolutamente riservato e confidenziale con un confratello, come può capitare tra sacerdoti. Purtroppo di questo sono pentito, ho espresso parole in libertà e mi rendo conto che queste, opportunamente composte in modo strumentale, possono essere comprese come offensive e irriguardose verso alcune persone. Soprattutto Eccellenza, chiedo perdono a Lei e a Dio per lo scandalo suscitato nei fedeli che hanno letto quelle mie dichiarazioni che, montante ad arte, celavano il vero significato da me inteso per dimostrarne un altro. Eccellenza, preghi per me e per il mio sacerdozio, al quale resto attaccato più della mia vita. Per concludere, le chiedo la santa benedizione per me e per la comunità di Condera, composta nella stragrande maggioranza di gente per bene, che ha saputo soffrire in questi lunghi anni, non facendomi mai mancare sostegno e affetto. Devotissimo in Cristo Sacerdote e Pastore.

Don Nuccio Cannizzaro”

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