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POTENZA – «Devo dire che li ho fregati, il colpo ha preso la sua gamba, che era steso, passando attraverso la carlinga». A parlare è Vittorio Emanuele di Savoia. E¹ il giugno del 2006. Da pochi giorni il figlio dell’ultimo re d’Italia di trova nel carcere di Potenza. L’accusa per lui è di associazione a delinquere. L’estate del 2006 calamitò l’attenzione di tutti i media sul capoluogo di regione. Tutto per l’inchiesta, condotta all’epoca dal sostituto procuratore della Repubblica, Henry John Woodcock, Savoiagate più nota come Vallettopoli. Torniamo a quel giorno di giugno nella casa circondariale di Potenza. Vittorio Emanuele non solo si tradisce, ma addirittura sembra autocompiacersi. Indossa una maglietta bianca con la scritta Nissan sulla schiena. E’ appoggiato a un letto a castello, e tra una chiacchiera e l’altra racconta, a un altro detenuto, la sua verità: «Devo dire che li ho fregati, il colpo ha preso la sua gamba, che era steso, passando attraverso la carlinga». Così, 33 anni dopo, un video pubblicato sul sito del “Fatto quotidiano” riporta alla ribalta l’omicidio di Dirk Hamer, il diciannovenne tedesco, colpito alla gamba destra sull¹isola di Cavallo, in Corsica, e morto dopo 111 giorni di agonia. A ucciderlo due colpi di fucile. Un unico imputato, Vittorio Emanuele
appunto: assolto dai giudici francesi dopo tre giorni di processo. La rivelazione shock già finì agli atti della Procura di Potenza. Nella cella di Vittorio Emanuele, infatti, erano state piazzate delle cimici e quel «li ho fregati» – riferito ai giudici francesi che l¹assolsero per l’omicidio del ragazzo tedesco – e tutto il raccontò che ne seguì fu trascritto. Oggi spunta anche il video. C’è la cella, c’è il figlio di quello che passò alla storia come il “Re di maggio”, e ci sono altri indagati dell’inchiesta.
«Io ho sparato un colpo così e un colpo in giù – afferma con un tono di voce che non tradisce alcuna emozione – ma il colpo è andato in questa direzione, è andato qui, ha preso la sua gamba, che era steso, passando attraverso la carlinga». Come se non bastasse Vittorio Emanuele spiega anche il tipo di proiettile usato: «Una pallottola trenta zero tre». Tanto per essere precisi. Poi passa ai giudici francesi che lo hanno assolto: «Li ho fregati. Il procuratore aveva chiesto 5 anni e 6 mesi. Ero sicuro di vincere, ero più che sicuro». Non a caso «mi hanno dato sei mesi con la condizionale: sei mesi, c¹era l¹amnistia, non l¹hanno neanche scritto. Sono uscito».
A rivelare la sua spavalderia nei confronti della giuria, sempre nel 2006, furono, come già detto, diversi quotidiani che pubblicarono stralci delle intercettazioni ambientali fatte in cella, ma allora l’erede di Casa Savoia si difese affermando che le sue parole erano state manipolate e che la verità era la sua innocenza. Parole che oggi, stando al video, assumono una nuova valenza e la verità, su quanto realmente accadde quella notte tra il 17 e 18 agosto del 1978, potrebbe finalmente essere ricostruita. Vittorio Emanuele di Savoia ammette di aver ucciso Dirk Hamer. E si vanta di averla fatta franca al processo
francese, anche grazie alla sua «batteria di avvocati», ammettendo chiaramente che i colpi che hanno ammazzato il ragazzo erano partiti proprio dal suo fucile.
Oggi come ieri Vittorio Emanuele torna a parlare di montatura. «Nessuna ammissione, è un video montato ad arte». Questo il commento. Si tratta «di un maldestro tentativo di voler ancora una volta colpire un cittadino, strumentalizzando fatti già da anni chiariti». Fatti che fanno parte dell¹inchiesta ‘targata’ Woodcock e conclusasi «con la mia totale assoluzione perché ‘il fatto non sussiste’», ha aggiunto. Le frasi «sono sconnesse tra loro con lunghe parti di parole incomprensibili o pause che rendono impossibile il collegamento dei vari spezzoni con cui si vorrebbe accreditare la tesi dell’ammissione di colpa».
E così anche il video «divulgato da ‘Il Fatto Quotidiano’ è stato artificialmente montato con ben sette spezzoni diversi per tentare di dare senso compiuto alle frasi pronunciate. Tutto già più volte pubblicato e puntualmente chiarito anche negli atti processuali». Insomma sarebbe tutto un ³complotto² con notizie «manipolate e non vere». Due «tribunali francesi si sono pronunciati prosciogliendomi. Lo hanno fatto perché ci sono prove chiare. La pallottola che ha colpito il ragazzo non poteva essere del mio fucile. Qualcuno ha sparato con una pistola a quel povero ragazzo, ecco la verità».
Il filmato è stato recuperato dalla sorella del ragazzo morto, Birgit Hamer, dopo che Vittorio Emanuele venne prosciolto dall’indagine di Potenza e parte del processo si spostò a Roma. Tramite un avvocato riuscì ad avere una copia del video, che sembrava perduto.

Alessia Giammaria

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