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CASTELMEZZANO – Prima di tutto c’è un danno d’immagine. Ci sono i turisti che hanno prenotato da mesi. «Abbiamo avuto prenotazioni – spiega Nicola Valluzzi, amministratore unico della Società consortile Volo dell’Angelo – anche dalla California, dall’Inghilterra. Persone che hanno prenotato da diverse settimane».

Poi c’è il danno all’economia locale, che su quelle prenotazioni fa molto affidamento. Ci sono strutture alberghiere, ristoranti, bar che lavorano molto proprio quando arrivano i turisti per il Volo dell’Angelo. E poi c’è il danno materiale: «Abbiamo un sistema di prenotazioni on line che prevede il rimborso in casi come questo. E noi, per queste tre giornate di maggio che salteranno (domani, il 25 e il 31 maggio) abbiamo già dovuto restituire oltre 4.000 euro».

Una storia di ordinaria mala burocrazia. Così, invece di incentivare gli attrattori turistici della regione, ancora una volta si mettono i bastoni fra le ruote a quanti cercano di tenere in vita questo territorio sempre meno accogliente.

Tutto nasce da una delibera regionale, la 455/2014, che prevede – tra le altre cose – il «divieto di messa in funzione di attrattori turistici nel periodo compreso tra il 1 febbraio e il 31 maggio – periodo corrispondente all’attività riproduttiva delle specie più a rischio (Falco pellegrino e Cicogna nera)». Ma delle deroghe sono possibili ed è, infatti, quello che avevano chiesto alla Regione le parti interessate, ovvero il Comune di Castelmezzano e la società consortile. «Il 5 dicembre scorso – spiega Valluzzi – abbiamo un incontro con Regione e Parco di Gallipoli Cognato per la sperimentazione. Poi il 13 marzo il Parco fa la delibera per l’istituzione di un Comitato tecnico-scientifico». Il Comitato deve monitorare l’area prima a impianti chiusi, poi con gli impianti aperti. Solo dopo questo monitoraggio della nidificazione (della cicogna nera in particolare) si potranno predisporre le linee guida. E solo dopo questi passaggi si potrà concedere il via libera per l’apertura dell’impianto prima del 31 maggio.

«Noi, seppure parti inattive, abbiamo predisposto tutti i passaggi in tempi celeri. Invece evidentemente l’Ente Parco non aveva alcuna intenzione di concedere prescrizioni e ha adottato quindi un atteggiamento volutamente dilatorio che ha portato a questo risultato. Tre giorni di chiusura sono un danno enorme al territorio, a una comunità. E per questo ho fatto richiesta di un incontro urgente alla Regione: qui dobbiamo abbiamo bisogno di un tavolo di emergenza per le aree protette, che non possono essere delle riserva e i cittadini non possono essere prigionieri. Succede con gli attrattori, succede con i cinghiali».

Una lettera al presidente Pittella, con richiesta di un’audizione urgente, è stata chiesta anche dal sindaco di Castelmezzano, Domenico Cavuoti. «La cicogna nera – dice il sindaco – qui è sempre arrivata e continua ad arrivare. Il Volo dell’Angelo è attivo con 22 dipendenti da sette anni e non mi sembra ci siano mai stati problemi. Anzi, le cicogne nere si avvicinano anche ai tanti turisti, hanno mostrato più volte di non temere la presenza umana. E’ evidente che qui ci sono solo sterili motivazioni poste da alcune pseudo-associazioni ambientaliste che sono le stesse che hanno apportato già altri danni per il Progetto della Via Ferrata con il loro dissennato comportamento. In quel caso ci hanno addirittura fatto causa e il Tribunale gli ha dato torto. Ma ora, non concedere queste tre giornate significa solo danneggiare gravemente l’economia di Castelmezzano e di tutta l’area delle Dolomiti Lucane».

Tre giornate in più di apertura avrebbero portato in cassa circa 8.000 euro solo di biglietti. Si moltiplichi questa cifra di due o tre volte per quanto riguarda l’indotto. E non è poco per queste aree in cui l’economia è praticamente ferma. Nessuno vuol toccare le cicogne, ci mancherebbe. Ma tutti gli enti dovrebbero lavorare in comune per migliorare un territorio di cui fanno parte anche gli uomini. Non si può dire: voglio salvare le cicogne e poi disinteressarsi dei destini delle persone che lì vivono. Così si esasperano gli animi, le persone finiranno per odiare anche quelle cicogne che non gli permettono di lavorare e vivere dignitosamente. E nascondersi dietro una legge senza cercare soluzioni comuni non significa difendere l’ambiente, ma lavorare ottusamente perchè chi lì vive scelga di abbandonare tutto e andar via. E lì avranno perso tutti.

a.giacummo@luedi.it

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