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ROMA – Dalle prime ore di questa mattina i carabinieri del Ros e i finanzieri del Gico hanno eseguito a Reggio Calabria cinque ordinanze di custodia cautelare, emesse su richiesta della Procura distrettuale antimafia reggina, nei confronti di cinque indagati in concorso per scambio elettorale politico mafioso. Tra questi c’è anche l’ex consigliere regionale Santi Zappalà. Al centro delle indagini gli accordi illeciti intercorsi tra la cosca ‘ndranghetistica dei Pelle di San Luca (Reggio Calabria) e lo stesso Zappalà, per ottenere il sostegno elettorale in occasione delle consultazioni regionali del 2010.

Nel corso dell’operazione, denominata “Reale 6”, è stato documentato il versamento di ingenti somme di denaro in cambio dei voti garantiti dal sodalizio mafioso: si parla di centomila euro.

Secondo la Dda di Reggio Calabria, che aveva già chiesto ed ottenuto l’arresto nel 2010 dell’ex consigliere regionale, Zappalà aveva incontrato il boss della ‘ndrangheta Giuseppe Pelle, capo dell’omonima cosca di San Luca, durante la campagna per le elezioni regionali del 2010, ricevendone il sostegno. Quando scattò l’arresto, Zappalà era in carica e fu accusato di corruzione elettorale mafiosa. Successivamente era sopraggiunta la condanna in primo grado a quattro anni di reclusione, ridotta in appello a due anni ed otto mesi (LEGGI), più la confisca dei beni per 14 milioni di euro, quest’ultima revocata dalla Cassazione (LEGGI).

Dall’indagine è emerso che Zappalà, per ottenere nel 2010 l’elezione nel Consiglio regionale della Calabria, avrebbe messo a disposizione dei Pelle e di altre cosche della ‘ndrangheta, complessivamente, 400 mila euro. Centomila euro sarebbero stati la quota parte dei Pelle, grazie ad un accordo diretto col capo del gruppo criminale, Giuseppe Pelle, detto «Gambazza», mentre altri trecentomila sarebbero serviti per ottenere il sostegno elettorale di altre cosche di ‘ndrangheta.

L’indagine mira adesso ad accertare la destinazione finale dei trecentomila euro che sarebbero stati sborsati da Zappalà. Le altre quattro persone arrestate stamattina insieme a Santi Zappalà sono l’imprenditore Giuseppe Antonio Mesiani Mazzacuva, che avrebbe avuto il ruolo di mediatore, e tre esponenti della cosca tra cui il boss Giuseppe Pelle, Antonio Pelle (29 anni) e Sebastiano Pelle (solo per quest’ultimo sono stati disposti i domiciliari, tutti gli altri sono destinatari di un’ordinanza cautelare in carcere).

Dall’indagine “Reale” emerge che il politico avrebbe consegnato dieci assegni da diecimila euro a Mesiani Mazzacuva e alla moglie perché fossero destinati alla cosca Pelle in cambio di voti. L’imprenditore, già arrestato nel dicembre 2010 nella tranche ”Reale 3”, aveva spiegato che quel denaro costituiva un prestito erogato da Zappalà nei suoi confronti in un momento di difficoltà economica ma secondo la Dda si tratterebbe invece del contributo per ottenere preferenze elettorali nella fascia jonica reggina. 

 

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