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CATANZARO – E’ scontro tra la presidente della Commissione parlamentare antimafia, Rosy Bindi, e il senatore del Movimento 5 Stelle, Mario Michele Giarrusso, componente della stessa Commissione. La rottura all’interno dell’Antimafia è arrivata al termine dell’audizione della Commissione che si è svolta a Catanzaro e che era dedicata alla situazione della ‘ndrangheta nel distretto della Dda di Catanzaro, partendo dall’inchiesta contro la cosca Grande Aracri.

BINDI ANNUNCIA COMMISSIONI DI ACCESSO IN COMUNI E PROVINCE

Al termine della conferenza stampa, il parlamentare grillino si è allontanato dalla sala accusando la presidente Bindi di avere «fermato i procuratori che volevano denunciare le incongruenze della riforma del voto di scambio con il 416 ter. I procuratori – ha aggiunto Giarrusso – volevano sostenere che dopo la riforma è indimostrabile lo scambio politico-mafioso, prova impossibile da rendere in aula, ma la Bindi cercava di fermare i procuratori che facevano queste affermazioni. Tutto questo è nel verbale, c’è l’audio».

Molto dura la replica della presidente Bindi: «L’onorevole Giarrusso è di una scorrettezza che verrà in qualche modo sottolineata. Dentro la Commissione antimafia occorrono anche dei comportamenti che siano coerenti con la battaglia che stiamo facendo. Ed in questo c’è anche la correttezza tra di noi».

La Bindi ha aggiunto: «Abbiamo avuto uno scambio anche molto vivace con i procuratori e molto appassionato, perché noi riteniamo di avere fatto un buon lavoro in Parlamento. Il 416 ter oggi consente di stabilire che il voto di scambio è se tu mi voti ed in cambio io ti assicuro, nello svolgimento della mia funzione, i favori con gli appalti e per tutto il resto che interessa alla criminalità. I magistrati – ha spiegato Bindi – sostengono che avere aggiunto con metodo mafioso sia un intralcio, francamnente non capisco con quale altro metodo la mafia possa procedere. Il procuratore Pignatone, applicando il 416 bis che parla di metodo mafioso, ha scoperto una mafia originale ed originaria a Roma, non perché si chiamava in un modo ma perché usava il metodo mafioso. Ma se c’è scambio con la mafia, la mafia usa evidentemente il metodo mafioso che non sono necessariamente le armi e le estorsioni o la violenza. Basta la presenza».

«Ritengo che abbiamo fatto un buon lavoro – ha concluso Riosy Bindi – anche se credo che dobbiamo inasprire le pene. Adesso il reato si applica ed è stata un’appassionata riflessione quella fatta oggi e invitiamo i magistrati a perseguire questi reati. Siamo per primi noi politici onesti a sostenerlo, perché come gli imprenditori collusi inquinano il mercato anche i politici collusi inquinano la politica». 

 

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