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“Esisteva un’associazione per delinquere, costituita da soggetti privati, che aveva stretto accordi con pubblici ufficiali della Regione Calabria per ottenere finanziamenti pubblici”; questa la tesi del sostituto procuratore generale Massimo Lia che stamane ha iniziato la requisitoria nel processo d’appello per sedici persone coinvolte nell’inchiesta Why Not e per le quali, nel marzo del 2010, si era concluso il processo di primo grado svoltosi con rito abbreviato.
Nel corso della requisitoria il Pg ha ribadito che «la Cassazione ha sancito che ci può essere una associazione per delinquere costituita solo da soggetti privati che si avvaleva di volta in volta dell’apporto di di singoli pubblici ufficiali».
Il sostituto procuratore generale ha poi illustrato le modalità con le quali alcuni venivano affidati alla società Why Not lo svolgimento di progetti finanziati con fondi pubblici. La requisitoria proseguirà anche il 22 dicembre ed il 13 e 24 gennaio. L’avvocato Francesco Gambardella, difensore del principale imputato, l’imprenditore Antonio Saladino (in foto), ha chiesto ai giudici della Cortè d’appello di acquisire la documentazione dalla quale si accerti se la principale teste d’accusa, Caterina Merante, è indagata in procedimento connesso. Al termine del processo di primo grado, infatti, il Giudice per le udienze preliminari, Abigail Mellace, aveva chiesto la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica di Catanzaro per valutare eventuali irregolarità.
Tra gli imputati del processo d’appello ci sono i due ex presidenti della Regione Calabria, Agazio Loiero, e Giuseppe Chiaravalloti, entrambi assolti in primo grado; alcuni funzionari regionali e imprenditori, tra cui Antonio Saladino condannato a due anni di reclusione per il reato di abuso d’ufficio. La Procura generale di Catanzaro ha presentato ricorso contro l’assoluzione di alcuni imputati dal reato di associazione per delinquere mentre per tutti gli altri l’appello riguarda il reato di abuso in atti d’ufficio. Il processo con rito abbreviato si è concluso nel marzo del 2010 con otto condanne e 34 assoluzioni.

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